Città del Vaticano , giovedì, 1. agosto, 2019 14:00 (ACI Stampa).
In occasione del 50° anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Papa Giovanni Paolo II il 27 agosto 1989 pubblicò per l’occasione una lettera apostolica.
Dopo aver ripercorso le tappe della guerra che il Papa definiva come “l'ora delle tenebre”, Giovanni Paolo II ribadiva l’importanza del “dovere di ricordarci davanti a Dio di quei fatti drammatici, per onorare i morti e per compiangere tutti quelli che questo dilagare di crudeltà, ha feriti nel cuore e nel corpo, completamente perdonando le offese”.
Il Papa ripercorreva anche l’operato della Santa Sede e del suo predecessore Pio XII, definito “grande Pontefice”.
Giovanni Paolo II non mancava poi di sottolineare le conseguenze del conflitto: “alle rovine materiali, all'annientamento delle risorse agricole e industriali dei paesi devastati da combattimenti e distruzioni, che sono giunte sino all'olocausto nucleare di due città giapponesi, si sono aggiunti massacri e miseria. Penso, in particolare, alla sorte crudele che fu inflitta alle popolazioni delle grandi pianure dell'Est. Io stesso ne sono stato lo scosso testimone a fianco dell'Arcivescovo di Cracovia monsignor Adam Stefan Sapieha. Le disumane richieste dell'occupante del momento hanno colpito in modo brutale gli oppositori e le persone sospette, mentre le donne, i bambini ed i vecchi erano sottomessi a costanti umiliazioni”.
Il Papa definiva poi la persecuzione contro gli Ebrei “una vergogna per l’umanità, barbarie pianificata. Oggetto della soluzione finale pensata da un'ideologia aberrante, gli Ebrei sono stati sottomessi a privazioni e brutalità a malapena descrivibili. Perseguitati inizialmente mediante misure vessatorie o discriminatorie, essi, poi, finirono a milioni nei campi di sterminio. Va pure ricordato che questa follia omicida si è abbattuta su molti altri gruppi, che avevano il torto di essere differenti o ribelli alla tirannia dell’occupante. In occasione di questo doloroso anniversario, faccio appello ancora una volta a tutti gli uomini, invitandoli a superare i pregiudizi ed a combattere tutte le forme di razzismo, accettando di riconoscere in ogni persona umana la dignità fondamentale e il bene che vi dimorano, a prendere sempre più coscienza di appartenere ad un'unica famiglia umana voluta e riunita da Dio. Desidero qui ridire con forza che l'ostilità o l'odio verso l'ebraismo sono in completa contraddizione con la visione cristiana della dignità dell’uomo".