Città del Vaticano , giovedì, 25. luglio, 2019 10:00 (ACI Stampa).
Giovanni Paolo II ha visitato quasi tutte le parrocchie di Roma. Una occasione per parlare di tutto. Anche delle sue vicende personali. Scherza, il Papa, sulla sua storia personale, e ne trae forza e insegnamento per sé e per tutta l’umanità.
E ancora una volta non sono i documenti ufficiali a presentare questa umanità di Giovanni Paolo II, ma quelle parole pronunciate all’improvviso, magari per rispondere al saluto di un gruppo di bambini di una parrocchia romana. La prima visita del vescovo di Roma a una parrocchia dopo l’attentato dell’81, inizia così.
Voi sapete bene che dovevamo fare quell’incontro il giorno 24 maggio, 24 maggio, ma non la facevamo. Lo facciamo in ottobre dopo 5 mesi, perché ci voleva un po’ di pioggia. E oggi abbiamo questa pioggia che simboliza, simbolizza la fertilità della terra. E lo si sa, specialmente, nei paesi dove manca la pioggia, per esempio nei paesi africani. Lo si sapeva anche nella Terra Santa, nella Palestina, dove mancava la pioggia molte volte. E per questo incontriamo nei profeti, nella Sacra Scrittura del Vecchio Testamento molte volte la preghiera par la pioggia. La pioggia non solamente simbolizza ma anche realizza. Realizza la fertilità della terra. La stessa pioggia si può capire come un simbolo di una altra fertilità, fertilità del cuore umano, fertilità della vita spirituale, fertilità che proviene dalla Grazia. Ecco, la pioggia simbolizza la Grazia, la grazia di Dio.
E così nella parrocchia di Gesù Divin Lavoratore Giovanni Paolo II racconta il significato del lavoro. Non tanto e non solo quello fisico o quello intellettuale, ma quel lavoro che si compie all’interno di ognuno di noi. E ne parla con i giovani.
Vorrei dirvi che per me quell’incontro è un piacere e una gioia. E’ una gioia, gioa profonda, gioia di vedere i i giovani, di incontrare i giovani, di sentire i giovani, di sentire le vostre voci cantanti, parlanti, ma di sentire ancora, tramite le voci cantanti e parlanti, quello che parla dentro, la vostra fede, la vostra giovane spiritualità, direi opera, nascosta ma molto reale dello Spirito Santo che opera nei vostri cuori. Questa parrocchia porta il nome di Gesù Divino Lavoratore. Io penso che la maggioranza di voi sono gli studenti delle scuole superiori, delle università. Forse alcuni fanno già un lavoro professionale. Certamente quando si studia nella scuola si fa anche un lavoro. Non possiamo qualificare lavoro secondo le professioni, intellettuali o manuali, sono diversi lavori. Ma io nella circostanza di questa visita nella parrochia che porta il nome Divin Lavoratore vorrei attirare la vostra attenzione soprattutto su un lavoro che direi più importante di tutti gli altri. Se tutti gli altri lavori hanno un oggetto fuori di noi, esiste anche, anzi è necessario, un lavoro che ha per oggetto noi stessi, dove noi siamo i lavoratori del nostro soggetto, del nostro io, della nostra umanità, della nostra personalità umana e cristiana.