Roma , venerdì, 19. luglio, 2019 16:00 (ACI Stampa).
Era un bambino così diverso dagli altri ragazzini, la madre se ne rendeva conto e il suo cuore era colmo di ammirazione e speranza. Quando lo guardava, nella chiesa dell'Assunzione di Maria Vergine di Ivancice, città della Moraviagonfiata in cui viveva con il marito e il figlio - in quegli anni di fine Ottocento ancora parte dell'immenso mosaico dell'impero austro-ungarico- quando guardava il suo ragazzo, Alfons, mentre cantava nel coro della Chiesa, il cuore le si gonfiava di emozione. E lui seguiva con lo sguardo le volute dell'incenso, i prismi di luce che si creavano davanti ai suoi occhi quando il sole colpiva le vetrate istoriate. E vedeva formarsi, davanti a lui, creature fantastiche, cavalli alati, foglie, fiori, angeli dorati e strani uccelli pronti a spiccare il volo.
Così cresceva il piccolo Alfons, che dopo qualche decennio diventerà famoso in tutto il mondo: si' , lui sarà Alfons Mucha, pittore, scultore, inventore di decorazioni di palazzi e stanze, capace di rendere immortali persino le locandine pubblicitarie, grandissimo grafico, il vero genio dell'Art Nouveau, del Liberty.
In quella terra c'erano le sue radici, nelle viottoli di campagna e nelle piazze di paese, soprattutto nelle chiese, in cui la fede profonda e semplice della madre lo aveva per prima accompagnato, la prima, incancellabile impronta della sua anima. Quello che non perderà mai, nonostante le vicissitudini, i viaggi, i trionfi e le sconfitte. Una vita inconsueta, ricca di incontri straordinari (Gauguin, Strindberg, Sarah Bernard, solo per citarne alcuni), e a far da scenario città come Parigi e Praga, definite da luci e ombre, misteri, evocazioni, fantasmi, apparizioni.
Per riscoprire questo artista tanto popolare quanto, in realtà, poco conosciuto nella sua completezza, la casa editrice Lindau pubblica un libro che non è solo una biografia, ma anche una sorta di diario personale, un viaggio personale, una "carta geografica a dell'anima", scritta da Patrizia Runfola (scomparsa nel 1999), con una introduzione di Claudio Magris e l'introduzione di Gerardo George Lematrie. Bisogna anche ricordare che l'artista morì il 14 luglio 1939, quindi è appena trascorso l'ottantesimo anniversario della morte.
L'autrice ha scelto di iniziare il proprio racconto della vita di Mucha in un palazzo malinconico di Praga, dove l'artista visse gli ultimi anni della sua vita, lì richiuso dai nazisti che avevano invaso la città. E qui la scrittrice incontra il figlio, Jiri Mucha, che svela molti particolari dell'esistenza e del carattere del padre, ma parla anche di sé stesso, e nello stesso tempo, permette all'autrice di definire meglio la sua avventura spiritua