I saluti iniziali sono stati affidati all’arcivescovo Edward Joseph Adams, nunzio apostolico in Gran Bretagna, all’arcivescovo Bernard Longley di Birmingham e al Cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e vicepresidente del CCEE.
Il tema è ispirato al documento Iuvenescit Ecclesiae, presentato dalla Congregazione della Dottrina della Fede nel 2016 che si riferiva proprio al ruolo dei movimenti.
Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, il cui nome canonico è “Opera di Maria”, ha tenuto un intervento su “Profilo petrino e profilo mariano: insieme per una nuova Pentecoste”, sottolineando che c’è bisogno di trovare un modo di coniugare nella prassi doni gerarchi e doni carismatici.
Maria Voce ha parlato anche della necessità di sviluppare sinodalità e reciprocità perché “assicurare l’ecclesialità dei carismi non dovrebbe significare relegarli all’interno della Chiesa, ma piuttosto spingerli verso l’esterno, ciascuno secondo la propria specificità. Non si tratta di fare tutti insieme la stessa cosa, stando fermi ‘a casa’, ma di metterci in cammino nelle direzioni più diverse, animati dalla comune ansia di arrivare fino ai confini della terra”.
“Carisma e istituzione, questione ed orizzonti” è stato invece il tema dell’intervento dell’arcivescovo Kevin McDonald, emerito di Southwark e già segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Questi si è particolare soffermato sul rinnovamento carismatico cattolico e in particolare sugli statuti del nuovo organismo Charis, che “apre alcune prospettive teologiche e culturali molto rilevanti”, considerando che per il Papa “il Rinnovamento Carismatico è una realtà e un dono intrinsecamente ecumenici”.
Il tema del rinnovamento carismatico, ha detto l’arcivescovo McDonald, non è un problema solo della Chiesa cattolica, perché “quando si affronta la questione dei carismi, gli orizzonti si allargano”, dunque è importante il discernimento.
All’interno del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee ci sono quattro commissioni: Evangelizzazione e Cultura, Famiglia e Vita, Giovani, Pastorale Sociale. Hanno ciascuna presentato i lavori svolti nell’ultimo anno.
Di particolare interesse la relazione sull’Ucraina, di cui è parlato già nel primo giorno di lavori. Don Bogdan Dzyurah ha sottolineato crude cifre e messo insieme dati geopolitici, sottolineando il lavoro sul campo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina.
“La nostra Chiesa – ha detto - cerca di seguire le vittime e le persone, direttamente coinvolte nelle vicende militari, tramite le proprie strutture parrocchiali e in collaborazione con le organizzazioni caritative, soprattutto con quelle della Caritas. Per stare più vicini alla gente bisognosa, lungo 500 km della linea di demarcazione, profonda 30 km, che costeggia la zona del conflitto, sono stati aperti 10 centri di assistenza umanitaria e pastorale”.
Importanti sono state le iniziative come “Il Papa per l’Ucraina”, mentre sempre più complicata è la situazione ne Donbass. Don Dzyurah ha anche analizzato gli ultimi avvenimenti, dalla creazione dell’autocefalia ortodossa ucraina all’elezione del nuovo presidente Volodomyr Zelenskyi. Si è trattato, in pratica, di un aggiornamento di quanto si era già detto nella riunione dei segretari generali di Creta dello scorso anno.
Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) è composto da trentanove membri, di cui trentatré sono Conferenze Episcopali alle quali si aggiungono gli Arcivescovi del Lussemburgo, del Principato di Monaco, l’Arcivescovo maronita di Cipro e i Vescovi di Chişinău (Moldavia), dell’Eparchia di Mukachevo e dell’Amministrazione Apostolica dell’Estonia. Insieme, rappresentano la Chiesa Cattolica in quarantacinque Paesi del continente europeo
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