Città del Vaticano , mercoledì, 10. luglio, 2019 10:00 (ACI Stampa).
Lo stile del pontificato di Giovanni Paolo II, immediato, diretto, spontaneo, nasce dagli anni che precedono l’arrivo a Roma.
Tra i tanti luoghi cari a monsignor Wojtyła negli dello studio all’Angelicum, delle visite in curia come vescovo e poi come cardinale, c’è un santuario mariano laziale: il santuario della Mentorella, retto dalla provincia polacca della congregazione dei resurrezionisti, religiosi che per secoli hanno custodito questo santuario.
Proprio davanti a questa immagine mariana, si raccoglie Karol Wojtyła, per pregare prima di entrare nel conclave, dal quale uscirà vicario di Cristo. La preghiera, dirà appeno eletto Papa proprio nel santuario della Mentorella, è il primo messaggio, il primo compito. Terminata la messa all’aperto su un piccolo podio, il papa si rivolge ai fedeli che sono giunti sin là.
Voglio ringraziare prima quelli che hanno locuto prima, a vostra eccellenza e poi al padre provinciale. Il padre provinciale ha parlato in polacco, e io ho visto che voi avete anche capito che cosa lui ha parlato... Adesso, date la parola a me! Questo è un luogo in cui in modo particolare l’uomo si apre di fronte a Dio. Luogo dove lontano da tutto ma anche nello stesso tempo vicino alla natura si parla confidenzialmente con Dio stesso, si sente nell’intimo quella che è la chiamata personale dell’uomo, e l’uomo deve dare gloria a Dio, creatore e redentore. Deve in qualche modo diventare voce di tutto il creato per dire in suo nome Magnificat. Questo luogo durante i miei soggiorni a Roma mi ha aiutato molto a pregare, e perciò anche oggi ho desiderato venire qui. La preghiera che in vari modi esprime il rapporto dell’uomo con il Dio vivo è anche il primo compito e quasi il primo annuncio del papa, il primo messaggio del papa. Così come è la prima condizione del suo servizio della Chiesa e del mondo.
La preghiera, primo messaggio del Papa, filo rosso che accompagna tutti gli anni del pontificato, la preghiera sempre e comunque. Durante gli esercizi spirituali per la quaresima in Vaticano, esercizi che lo stesso Karol Wojtyła venne chiamato a predicare per l’allora pontefice Paolo VI, così conclude la sessione del 1995, cogliendo l’occasione per parlare di ecumenismo, tra l’altro. Parole, sconosciute ai più, e rivolte ai più stretti collaboratori con un tono intimo e diretto, quasi una riflessione tra sé e sé.