Molti anni dopo, in viaggio verso il Messico per la terza volta, Giovanni Paolo II racconterà quanto importante fosse quel ritorno così trionfale, grazie anche alla sua prima visita messicana.
Mexico tiene nella mia vita, nella mia biografia possiamo dire, nella mia esperienza del papa, un posto speciale, perché dalla prima visita, la prima che mi ha aperta la strada, devo dire che se non fosse Mexico nel mio itinerario, sarebbe molto più difficile andare in Polonia. Mexico mi ha aperto strada in mia patria come papa. Io penso così.
Ma ci sono anche dichiarazioni “rubate” estemporanee che segnano il passo della storia.
Ecco, allora, la prima dichiarazione del nuovo Papa sulla Radio Vaticana. E’ il 1978, un paio di giorni dopo l’annuncio dell’elezione, e poco prima di prendere solennemente possesso del soglio di Pietro. Siamo al Policlinico Agostino Gemelli di Roma. La prima uscita pubblica del Papa, per salutare un amico malato, monsignor Deskur. Nella confusione dell’atrio del policlinico, il collega Alberto Goroni, che rappresenta la radio del Papa, realizza la prima intervista al nuovo pontefice.
Per Radio Vaticana? Lei ha domandato tante volte, allora, io spero, io spero che con la Radio Vaticana andremo sempre bene, che Dio benedica il compito, i tanti compiti della Radio Vaticana, questa radio specialmente dedicata all’opera dell’evangelizzazione, allora spero che quel compito sarà bene compiuto, sempre meglio.
C’è un’altra prima volta che ci introduce nello stile Wojtyła. E’ il saluto ai cittadini di Castel Gandolfo.
Giovanni Paolo II fin dall’inizio del suo pontificato, vuole sottolineare che il suo essere polacco, il suo venire da un paese lontano, non lo fa essere estraneo a Roma, e naturalmente a Castel Gandolfo. In quei giorni, Giovanni Paolo II prende solennemente possesso del soglio di Pietro con la celebrazione della santa messa che rimarrà nella storia del papato, non solo per le parole, lette, questa volta, ma quasi recitate perché comunque nate del cuore, ma soprattutto per i gesti, che per Giovanni Paolo II avranno spesso un valore anche maggiore delle parole. E così si presenta ai cittadini di Castel Gandolfo, quel Vaticano II, come lui stesso dirà 15 anni dopo.
Sia lodato Gesù Ccristo!
Così sono diventato un vostro concittadino! Non potrei dire molte cose, ma una è certa: che il nostro primo incontro è molto caloroso, molto rumoroso! Ma spero anche che c’è molto religioso!
Saluto a tutti! E auguro a Castel Gandolfo che quel nuovo cittadino sia un cittadino onesto. E perché quel cittadino è il Papa, comincia per dare una benedizione a tutti i suoi concittadini.
Così Giovanni Paolo II acquista la cittadinanza di Castel Gandolfo, e conquista il cuore degli abitanti della cittadina laziale. E soprattutto ringrazia, concludendo con quel saluto, che da allora in poi sarà la sua firma.
Saluto le autorità locali, e poi ringrazio a tutti quelli che mi hanno un po’ sorvegliato, tante grazie! E ultima parola: sia lodato Gesù Cristo!
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Un Papa che non dimentica mai la sua patria, anche molti anni dopo la sua elezione. Siamo nel ‘95, alla celebrazione diocesana delle giornate mondiali della gioventù, e Giovanni Paolo II racconta le sue esperienze.
E mi ricordo quando ero ancora in Polonia, con i giovani mi incontravo molto con i gruppi cosiddetti “oasi”, “oasi della gioventù”, “dei giovani”. E loro hanno cantato più o meno così: (parole in polacco) voi capite tutti, no? Vedi, se uno diceva: ecco, viene il papa polacco per polonizzare la curia e Roma, vedete i frutti!
Così Giovanni Paolo II vive tra le sue due patrie: l’Italia e la Polonia.