Amman , giovedì, 6. agosto, 2015 12:37 (ACI Stampa).
Quella del Papa è una parola di speranza per “quanti, oppressi dalla violenza, sono stati costretti ad abbandonare le loro case e la loro terra”. Un lettera che il Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, Nunzio Galantino ha portato personalmente oggi Patriarca latino di Gerusalemme, S.B. Fouwad Toual, e al Vicario Patriarcale per la Giordania, S.E. Maroun Latham.
La visita di Galantino in Giordania si compie in occasione del primo anniversario dell’arrivo dei profughi iracheni in Giordania, l’8 agosto 2014, con visite e incontri e soprattutto con il saluto personale che Papa Francesco ha voluto inviare per dimostrare la sua vicinanza ai profughi e la sua gratitudine a chi se ne occupa con iun appello alla Comunità internazionale perché non rimanga inerte di fronte a tale drammatica situazione.
La lettera del Papa è inviata a monsignor Maroun Lahham, Vescovo Ausiliare di Gerusalemme dei Latini e Vicario Patriarcale per la Giordania.
“Più volte- scrive il Papa- ho voluto dare voce alle atroci, disumane e inspiegabili persecuzioni di chi in tante parti del mondo – e soprattutto tra i cristiani – è vittima del fanatismo e dell’intolleranza, spesso sotto gli occhi e nel silenzio di tutti. Sono i martiri di oggi, umiliati e discriminati per la loro fedeltà al Vangelo.” La Chiesa non abbandono ai suoi figli e per questo il pensiero del Papa va “alle Comunità che hanno saputo farsi carico di questi fratelli, evitando di volgere lo sguardo altrove. Voi annunciate la risurrezione di Cristo con la condivisione del dolore e l’aiuto solidale che prestate alle centinaia di migliaia di profughi; con il vostro chinarvi sulle loro sofferenze, che rischiano di soffocarne la speranza; con il vostro servizio di fraternità, che rischiara anche momenti tanto bui dell’esistenza.
Il Signore vi ricompensi, come solo Lui può fare, con l’abbondanza dei suoi doni.” Al mondo intero Francesco chiede di essere più attento “sensibile e partecipe davanti alle persecuzioni condotte nei confronti dei cristiani e, più in generale, delle minoranze religiose.” La Comunità Internazionale non deve assistere “muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più essenziali e impedisce la ricchezza della convivenza tra i popoli, le culture e le fedi.”