Città del Vaticano , sabato, 29. giugno, 2019 12:11 (ACI Stampa).
Non una organizzazione religiosa, ma la sposa di Cristo. Così Papa Francesco descrive la Chiesa nell’Angelus della festa dei Santi Pietro e Paolo. Una Chiesa che si può descrivere come la mia Chiesa. Ma, ammonisce il Papa, “la Chiesa non è mia perché risponde al mio io, alle mie voglie, ma perché io vi riversi il mio affetto”. Papa Francesco torna sul passo del Vangelo in cui Gesù dice a Pietro che sulla sua pietra edificherà la sua Chiesa. Una Chiesa sorretta dai santi Pietro e Paolo, come mostrano alcune raffigurazioni.
“È la prima volta – dice Papa Francesco – che Gesù pronuncia la parola Chiesa , ma più che sul sostantivo vorrei invitarvi a pensare all’aggettivo: mia”.
Insomma, per Gesù, la Chiesa “non è una realtà esterna”, e l’aggettivo ma esprime “l’amore che nutre per lei”, perché “per il Signore non siamo un gruppo di credenti o un’organizzazione religiosa, siamo la sua sposa”, che lui “ama con fedeltà assoluta, nonostante i nostri errori e tradimenti”.
Anche noi, aggiunge Papa Francesco, possiamo ripetere “mia Chiesa”, perché questo “mia” non è caratterizzato da “un senso di appartenenza esclusivo, ma con un amore inclusivo”, e viene detto “non per differenziarci dagli altri, ma per imparare la bellezza di stare con gli altri, perché Gesù ci vuole uniti e aperti”.
Afferma Papa Francesco: “La Chiesa, infatti, non è ‘mia’ perché risponde al mio io, alle mie voglie, ma perché io vi riversi il mio affetto. È mia perché me ne prenda cura, perché anch’io la sorregga” con “l’amore fraterno”.