Torino , lunedì, 24. giugno, 2019 12:30 (ACI Stampa).
“Il nostro Patrono è uno che ci chiede di essere capaci di sconvolgere le nostre vite, di convertirci e dunque di metterci in discussione e non accettare passivamente e con rassegnazione le situazioni difficili e faticose”.
Così l’arcivescovo di Torino ha iniziato la sua omelia nella messa al duomo questa mattina per la festa di San Giovanni.
Nosiglia ha messo in evidenza la questione del declino sociale di Torino che segue quello economico: poveri lo stiamo diventando tutti, ha detto: “poveri di umanità e di valori etici e civili, poveri di disponibilità all’accoglienza, ma anche poveri di opportunità per migliorare le nostre condizioni di esistenza. Il messaggio del nostro patrono va nella direzione opposta: Giovanni viene a dirci che c’è una speranza grandiosa, che noi siamo i primi protagonisti del rinnovamento e del cambiamento, se vogliamo”.
Non si tratta di una questione economica però, ma serve un cuore che batte per osservare che “cresce la fragilità del sentirsi abbandonati, dimenticati, ignorati da una cultura dell’indifferenza che come una nebbia penetra dappertutto silenziosamente, ma con gravi conseguenze sulla vita di chi abita nei quartieri periferici o non”.
Solitudine per anziani ma anche per giovani, infatti “la disoccupazione giovanile è ugualmente diffusa nelle periferie aggravata a causa anche di un livello basso di istruzione e di qualificazione formativa”.