Nel suo discorso il Papa parla subito di "teologia dell'accoglienza": "Direi che la teologia - commenta Francesco - particolarmente in tale contesto, è chiamata ad essere una teologia dell’accoglienza e a sviluppare un dialogo autentico e sincero con le istituzioni sociali e civili, con i centri universitari e di ricerca, con i leader religiosi e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per la costruzione nella pace di una società inclusiva e fraterna e per la custodia del creato".
"Il modo di procedere dialogico è la via per giungere là dove si formano i paradigmi, i modi di sentire, i simboli, le rappresentazioni delle persone e dei popoli - continua il Papa parlando ancora della teologia dell'accoglienza - Giungere là come etnografi spirituali dell’anima dei popoli ― per poter dialogare in profondità e, se possibile, contribuire al loro sviluppo con l’annuncio del Vangelo del Regno di Dio, il cui frutto è la maturazione di una fraternità sempre più dilatata ed inclusiva".
Papa Francesco elenca poi "degli esempi di dialogo per una teologia dell’accoglienza": "Dialogo non è una formula magica - chiarisce il Pontefice - ma certamente la teologia viene aiutata nel suo rinnovarsi quando lo assume seriamente, quando esso è incoraggiato e favorito tra docenti e studenti, come pure con le altre forme del sapere e con le altre religioni, soprattutto l’Ebraismo e l’Islam. Gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose, e contribuire così più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica".
Francesco racconta - a braccio - l'incontro di ieri pomeriggio con l'Arcivescovo dello Sri Lanka, paese colpito da attacchi terroristici il giorno di Pasqua: "Ieri il cardinale mi ha detto questo, un gruppo di cristiani voleva andare dai musulamni per ammazzarli, ma noi siamo andati lì a convincerli che noi siamo amici, questo è un atteggiamento di vicinanza e dialogo".
Ed ecco poi gli esempi "pratici" del Papa: "Nelle facoltà teologiche e nelle università ecclesiastiche sono da incoraggiare i corsi di lingua e cultura araba ed ebraica, e la conoscenza reciproca tra studenti cristiani, ebrei e musulmani. Il dialogo può essere un metodo di studio, oltre che di insegnamento. Quando leggiamo un testo, dialoghiamo con esso e con il mondo di cui è espressione; e questo vale anche per i testi sacri, come la Bibbia, il Talmud e il Corano. Il secondo esempio è che il dialogo si può compiere come ermeneutica teologica in un tempo e un luogo specifico. Nel nostro caso: il Mediterraneo all’inizio del terzo millennio. La Pira ci direbbe che si tratta, per la teologia, di contribuire a costruire su tutto il bacino mediterraneo una grande tenda di pace, dove possano convivere nel rispetto reciproco i diversi figli del comune padre Abramo".
Per Francesco poi "una teologia dell’accoglienza è una teologia dell’ascolto": "Ciò significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato all’oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialità".
Per il Papa occorre anche una teologia interdisciplinare: "Una teologia dell’accoglienza che, come metodo interpretativo della realtà, adotta il discernimento e il dialogo sincero necessita di teologi che sappiano lavorare insieme e in forma interdisciplinare, superando l’individualismo nel lavoro intellettuale".
Poi c'è bisogno di una "teologia in rete": "La teologia dopo Veritatis gaudium - commenta Francesco - è una teologia in rete e, nel contesto del Mediterraneo, in solidarietà con tutti i naufraghi della storia".
Qual è dunque il compito della teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo? Francesco risponde: "Innanzitutto, occorre partire dal Vangelo della misericordia, dall’annuncio fatto da Gesù stesso e dai contesti originari dell’evangelizzazione. La teologia nasce in mezzo agli esseri umani concreti, incontrati con lo sguardo e il cuore di Dio, che va in cerca di loro con amore misericordioso. Anche fare teologia è un atto di misericordia".
Papa Francesco "sogna Facoltà teologiche dove si viva la convivialità delle differenze, dove pratichi una teologia del dialogo e dell’accoglienza; dove si sperimenti il modello del poliedro del sapere teologico in luogo di una sfera statica e disincarnata. Dove la ricerca teologica sia in grado di promuovere un impegnativo ma avvincente processo di inculturazione".
Papa Francesco non si intrattiene per il pranzo come deciso in precedenza , ma farà ritorno a Roma. Lo comunica la Sala Stampa Vaticana.
pezzo aggiornato alle ore 12e40
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