Napoli , sabato, 21. marzo, 2015 12:00 (ACI Stampa).
Raccontano che fu San Pietro che fondò la Chiesa di Napoli. Proveniva da Antiochia, e si fermò nel territorio di Napoli, dove consacrò il primo vescovo. Da allora, la storia della Chiesa di Napoli ha avuto alti e bassi, momenti di splendore e momenti di decadimento. Non c’è solo la Napoli stereotipata stile Gomorra. C’è anche una Napoli dalla fede cristiana forte, con una fede semplice. E, “anche se qualcuno strumentalizzerà la visita del Papa, la sua presenza e la sua parola faranno comunque bene alla fede dei semplici,” afferma Monsignor Ugo Dovere, storico della Chiesa, insegnante alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.
Monsignor Dovere ha descritto la storia della Chiesa di Napoli in un testo che è parte del libretto ufficiale della visita. Ha spiegato che “la serie dei Vescovi di Napoli viene solitamente divisa in quattro periodi: il primo, dalle origini all’erezione della Chiesa a sede metropolitana; il secondo, dall’erezione ad Arcivescovado allo scisma di Avignone; il terzo è costituito dal tempo dello scisma; il quarto, infine, va dalla fine dello scisma ai tempi odierni.” Ha sottolineato luci ed ombre di ogni periodo, raccontando una Chiesa di solida devozione tradizionale. Ha raccontato la nuova stagione che la Chiesa di Napoli ha vissuto dopo il Concilio Vaticano II, con l’impegno di attuare il Concilio Vaticano II portato avanti dai cardinali Ursi e Giordano.
Dopo aver avuto una importanza centrale, la Chiesa di Napoli ha oggi – racconta Monsignor Dovere - un’importanza molto relativa, perché viviamo in un mondo globalizzato, sempre collegato ai mezzi di comunicazione digitale.”
Eppure, la Chiesa di Napoli “resta un punto di riferimento per diverse diocesi campane e del Mezzogiorno grazie principalmente a istituzioni formative come il Seminario Campano dei padri gesuiti o la Facoltà teologica dell’Italia meridionale.”
C’è anche una punta di amarezza nelle parole di Monsignor Dovere, che sottolinea come “per il resto, Napoli è un po’ un cliché ripetitivo, ma sostanzialmente vuoto, malgrado i frequenti riferimenti alla sua devozione mariana, all’affetto dei napoletani per San Gennaro, Sant’Alfonso Maria de Liguori o San Giuseppe Moscati. D’altra parte l’alto tasso di criminalità organizzata o di malaffare (dalla contraffazione agli scippi, dal lavoro nero ai “pacchi” e così via) la dice lunga sulla moralità del contesto…”