Città del Vaticano , mercoledì, 12. giugno, 2019 14:00 (ACI Stampa).
Come anticamente gli ambasciatori rappresentavano la persona del re che li inviava, così i nunzi, gli “ambasciatori del Papa”, hanno qualcosa di colui che li invia e devono immedesimarsi nel Vangelo, così che siano “uomini di grande fede, di umiltà autentica, di amore appassionato per il Signore e per gli uomini e di dedizione incondizionata della Chiesa”. Sono queste “le più belle credenziali”.
Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, celebra la Messa di apertura dell’incontro dei Rappresentanti Pontifici. Sono 103 gli “ambasciatori del Papa” arrivati da ogni parte del mondo per un aggiornamento che si è tenuto ogni tre anni dal 2013. Saranno tre giorni fitti di incontri, in particolare nella seconda sezione della Segreteria di Stato, conclusi sabato mattina da una Messa celebrata da Papa Francesco nella Domus Sanctae Marthae.
Come fa sempre, il “capo della diplomazia” vaticana comincia dalle letture del giorno e in particolare al rapporto di Gesù con la Legge: nonostante i suoi gesti, come alcuni miracoli compiuti di sabato, Gesù è “totalmente obbediente al Padre e ne osserva la Legge” fin nei dettagli più intimi, ma si pone anche come interprete dei comandi di Mosè, quando pone la questione della “più alta giustizia” dell’amore”, diventando in fondo “pio trasgressore”, cioè un osservante della legge che la supera in meglio, riconducendola al comandamento dell’amore.
Insomma, dice il Cardinale Parolin,, Gesù ridà movimento ad una “legge rimasta mummificata”, che si è dilatata fino ad essere “deformata” e a non manifestare pi le intenzioni di Dio. Gesù libera la legge dalle “ingessature sclerotizzanti, dalle armature interiori e ne fa esplodere le contraddizioni”. E in questo modo “ne rivela le conseguenze, la ricchezza e le potenzialità per il presente”.
In che modo il Vangelo del giorno si applica al lavoro dei rappresentanti pontifici? Il Cardinale Parolin indica due ricadute.