Roma , venerdì, 7. giugno, 2019 18:00 (ACI Stampa).
Continuare a vivere con il volto e il corpo sfigurato dalla lebbra è già un'impresa. Diventare un sovrano, reggere le sorti di un regno turbolento e travagliato, andare in battaglia e vincere, anche, è un'impresa titanica, impossibile, ai nostri occhi di uomini del ventunesimo secolo, abituati, almeno in Occidente, a curarci per ogni minimo malanno con dosi massicce di farmaci, quasi incapaci di muoverci per un mal di schiena, abituati a liberarci immediatamente di più piccolo dolore. Incedibile che si possa convivere con un corpo deturpato.
Quando si leggono molte biografie di donne e uomini del passato rimaniamo stupiti nell'apprendere con quali sforzi, quali sacrifici, con quali dolorose malattie spesso dovessero convivere. Leggere la vita e le vicissitudini di Baldovino IV di Gerusalemme rende ancora più stupefatti. Era conosciuto fin dai suoi primi esordi come sovrano come "il re lebbroso", per via della rabbiosa malattia che fin da piccolo ha cominciato a rosicchiare il suo corpo, tanto da costringerlo a coprirsi il volto devastato con una maschera di ferro. Circondato sempre da sospetto, disprezzo, pregiudizio, commiserazione. Erano gli anni tra il 1100 e il 1200, non c'erano rimedi efficaci per combattere la malattia. Erano anni di feroci guerre, di contrapposizioni violente, ma anche anni in cui il coraggio, la determinazione, la fede costruivano corazze impenetrabili al dolore e alle debolezze umane.
La straordinaria vicenda di Baldovino il re lebbroso viene ancora una volta ricostruita e ricordata, per noi esausti abitatori del mondo ipertecnologizzato, nel libro di Ilaria Pagani, edito da Graphe. It Con un narrazione brillante e fluida, con una solida documentazione alla base, senza enfasi ne' pregiudizi, ecco che ci appare quel mondo lontanissimo e rutilante della Terra Santa riconquistata ai musulmani, la Gerusalemme del medioevo, le crociate, le battaglie nei deserti e nelle cittadelle fortificate dinanzi al mare, personaggi mitici come il Saladino. E i templari, soldati leggendari e i loro mille misteri. Tutti gli elementi possibili per essere trascinati in storie che lasciano senza fiato. Storie di follia, di sangue, ma anche di forza, di fede senza limiti. Ecco Baldovino, fragile, piagato, ma senza paura, destinato ad una fine rapida e silenziosa, diventato invece una leggenda.
La sua storia nasce e si sviluppa in una manciata di anni, essendo morto a soli 24 anni. Era appena tredicenne quando divenne re nel 1174 per decisione della corte di Gerusalemme, dominio di intrighi e fazioni perennemente in lotta tra loro, come in tutte le corti che si rispettino. Lui mise d'accordo tutti perché, essendo così giovane e già malato, era facilmente prevedibile che sarebbe stato un docile strumento da dirigere dove si fosse voluto. Baldovino, invece, si rivelò di ben altra tempra. Cominciò subito a tenere testa a conti e duchi e soprattutto convinto senza possibilità di dubbi di non cedere di un passo alla pressione che sul piccolo ma centrale regno stavano di nuovo esercitando gli eserciti musulmani. E questa volta più temibili che mai, perché avevano un condottiero il cui nome bastava a incutere paura e rispetto: il Saladino.
Il giovane sovrano che, contro tutto e tutti, decide di non sottrarsi allo scontro, ha sedici anni. Siamo nel 1177. Invece si chiudersi a difesa nella Città Santa, contando in un lungo assedio che potesse sfinire gli assalitori, Baldovino fa una cosa impensabile: esce e va a stanare il nemico. Lo sfida, lo vuole affrontare. Non intende lasciare i luoghi santi, legati alla vita di Cristo, alla sua passione, morte e risurrezione nelle mani di un popolo che non li venera. Con soli 500 cavalieri e poche migliaia di unità di fanteria, a cui si aggiungono all'ultimo momento 80 cavalieri templari, affronta più di 2000 soldati del sultano della Siria e dell'Egitto.