“Non è mai facile riportare opere d’arte importanti nei luoghi di provenienza, per il sottinteso, ma sempre presente, timore che nella coscienza del pubblico e nel dibattito che sempre segue una grande mostra si insinui il concetto di spoliazione, di “portato via”.- spiega Antonio Zanardi Landi presidente della Fondazione Aquileia che ha presentato la mostra alla stampa- L’apertura e lo spirito di collaborazione di tutti i responsabili del Kunsthistorisches e il risalto che ai reperti aquileiesi viene dato nelle sale espositive viennesi ci fanno capire invece che il rapporto Vienna-Aquileia è davvero molto positivo, e che, in realtà, in quella sede Aquileia ha una sorta di “succursale austriaca” oltre che una vetrina con un’eccezionale capacità di richiamo e di illustrazione di quella che fu la grande città romana”.
Georg Plattner , direttore della Collezione di Antichità greche e romane nel Kunsthistorisches Museum –ha ricordato la storia dei 340 reperti antichi che da Aquileia sono stati inviati a Vienna da Aquileia, nel 1817 quarantacinque pezzi tornarono ad Aquileia nel 1921, nell’ambito delle restituzioni che l’Austria fece dopo la fine della prima guerra mondiale all’Italia”.
Il Museo archeologico è stato recentemente riallestito e questa mostra è una occasione mettere a confronto oggetti del Museo e oggetti della Mostra come ha speigato Luca Caburlotto, direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia.
Gli scavi ottocenteschi avevano ovviamente uno stile diverso da quelli di oggi, erano sopratutto una ricerca di “tesori”, ma, sottolinea Cristiano Tiussi direttore della Fondazione Aquileia “hanno condotto a scoperte di notevolissimo rilievo, talvolta avvolte ancora da un'aura di mistero. In un certo senso, essi prepararono le prime indagini di ampio respiro degli archeologi austriaci, quelle effettuate nell’area del circo e delle mura tardoantiche tra il 1872 e il 1875 e, soprattutto, quelle importantissime avviate nel 1893 intorno al complesso basilicale”.
Tanti i reperti di pregio, come il rilievo marmoreo con la rappresentazione di Mitra Tauroctono, che ricorda la interculturalità dell’area dell’Impero romano, che spiega Marta Novello, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia dopo il suo rinvenimento nel 1888, fu regalato all’imperatore Francesco Giuseppe.
Di particolare significato la croce in bronzo del IV secolo con il monogramma dato dall’intersezione delle iniziali del nome greco di Cristo donata a Vienna dal barone Ettore von Ritter verso la metà dell‘800, che era nella Basilica.
Inoltre grazie al sostegno della Fondazione Aquileia si è reso possibile anche il restauro della cosiddetta Venere di Aquileia, che dopo una lunga permanenza nei depositi viennesi finalmente può essere esposta. Rinvenuta nel febbraio del 1824 e venduta nel 1828 alle collezioni imperiali a Vienna, doveva essere originariamente collocata in un luogo pubblico di grande visibilità, forse il teatro e le terme della città.
La storia degli scavi, il rapporto con i musei viennesi e l’impegno diretto dell’ Imperatore Francesco Giuseppe sono parte del bellissimo catalogo della mostra edito da Gangemi e dalla Fondazione.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Ad ottobre poi oltre alla mostra conferenze e seminari saranno occasione di approfondimenti sia archeologici che storici anche sulle radici romane e cristiane dell’ Europa.