Advertisement

L'immagine di Cristo davanti cui pregava santa Caterina torna a splendere a San Pietro

Il Crocefisso ligneo di San Pietro e il suo restauro  |  | M. Falcioni © Fabbrica di San Pietro in Vaticano
Il Crocefisso ligneo di San Pietro e il suo restauro | M. Falcioni © Fabbrica di San Pietro in Vaticano
Il Crocefisso ligneo di San Pietro e il suo restauro  |  | M. Falcioni © Fabbrica di San Pietro in Vaticano
Il Crocefisso ligneo di San Pietro e il suo restauro | M. Falcioni © Fabbrica di San Pietro in Vaticano
Il Crocefisso ligneo di San Pietro e il suo restauro  |  | M. Falcioni © Fabbrica di San Pietro in Vaticano
Il Crocefisso ligneo di San Pietro e il suo restauro | M. Falcioni © Fabbrica di San Pietro in Vaticano
Il Crocefisso ligneo di San Pietro e il suo restauro  |  | M. Falcioni © Fabbrica di San Pietro in Vaticano
Il Crocefisso ligneo di San Pietro e il suo restauro | M. Falcioni © Fabbrica di San Pietro in Vaticano

Chi lo abbia scolpito di certo non si sa, ma è altrettanto certo che quello sguardo di Cristo morente sulla croce attira lo sguardo dei fedeli da 5 secoli. Oggi finalmente il crocefisso ligneo di San Pietro torna al suo splendore dopo un restauro voluto da Papa Francesco e sostenuto dai Cavalieri di Colombo.

Dalla fine del Cinquecento fonti letterarie riferirono questa mirabile scultura a Pietro Cavallini, l’autore del Crocifisso della Basilica di San Paolo fuori le mura, che, secondo una pia tradizione, parlò a Santa Brigida di Svezia.

La figura ha dimensioni maggiori del reale, alta più di due metri, intagliata su un secolare tronco di noce. L’anonimo artista del XIV secolo che scolpì per la Basilica di San Pietro la mirabile figura del Cristo crocifisso, realizzò pure una croce - verosimilmente in legno di noce - sulla quale la nostra scultura rimase saldamente ancorata per quasi sette secoli tramite un unico perno di ferro posto sulle spalle del Cristo, all’altezza delle scapole.

Si trovava in origine nell’antica Basilica, tra la quinta e la sesta colonna a sinistra della navata centrale, sopra l’altare dei Santi Simone e Giuda, uno dei “sette altari privilegiati” con annesse particolari indulgenze, ed è qui che lo venerò Santa Caterina. Nel 1527  fu anche oltraggiato durante il sacco di Roma quando i Lanzichenecchi trasformarono la Basilica di San Pietro in “stalla per cavalli”. In una lettera di Giovanni Battista Sanga a Umberto da Roma a Gambara, Nunzio Apostolico in Inghilterra, si legge che “vestirono anche quel Crocifisso, che è ad uno dei 7 altari di S. Pietro, alla lanzichenecca”.

Con la costruzione della nuova basilica il Crocifisso di San Pietro, continuò a raccogliere viva e crescente devozione, subendo ulteriori e documentati spostamenti e nel 1632, approdò nella cappella, appositamente decorata da Giovanni Lanfranco. Sopra l’altare di questa cappella, detta appunto “del Crocifisso”, l’antica scultura del Cristo in croce rimase esposta fino al 1749, quando fu trasferita nell’attigua Cappellina delle Reliquie. Al suo posto infatti venne collocato infatti il gruppo marmoreo della Pietà di Michelangelo.

Advertisement

Nel 1888, con la risistemazione della Cappellina delle Reliquie ad opera dell’architetto Andrea Busiri Vici, si rinnovò la croce, inserendola all’interno di una vetrata e si ridipinse di un colore scurissimo l’intera figura del Cristo. Una cappella chiusa da una grata e poco accessibile, posizione “infelice” che si aggravò durante il pontificato di Pio XI (Ratti, 1922-1939), quando si realizzò al centro della cappella un ascensore per collegare la basilica al palazzo apostolico. Così l’antico Crocifisso di San Pietro, divenuto ormai scurissimo e confinato in una posizione negletta e quasi irraggiungibile, fu da molti dimenticato e fu in qualche modo sottratto alla devozione dei fedeli.

Terminato il restauro, su proposta del Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, l’antico Crocifisso ligneo nella Cappella del Santissimo Sacramento per una rinnovata e accresciuta devozione.

Il restauro del monumentale Crocifisso della Basilica Vaticana ha avuto inizio sabato 11 luglio 2015, nel giorno di San Benedetto Abate, Patrono d’Europa e si è concluso il 29 settembre in occasione della festività Santi Michele, Raffaele e Gabriele Arcangeli.

Il non facile e necessario lavoro è stato affidato ai Professori Lorenza D’Alessandro e Giorgio Capriotti.

A completamento del restauro anche un volume che ne ripercorre la storia e la bellezza artistica come appunto le fasi di restauro.