Città del Vaticano , domenica, 2. giugno, 2019 20:35 (ACI Stampa).
Non solo il viaggio in Romania. Nella conferenza stampa in aereo al termine di tre intensi giorni di viaggio, Papa Francesco parla anche del suo rapporto con Benedetto XVI, che ad ogni incontro lo rende “forte”; chiede ai giornalisti di pregare per l’Europa, perché non sia vittima di ideologie e ammonisce i politici affinché non diffondano “odio e paura” ma “speranza”; auspica, nella Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, una comunicazione che sia meno di contatti e più di contenuto; e delinea ancora una volta il cammino ecumenico, da fare insieme al di là delle divergenze teologiche, e invita al “rapporto della mano tesa”.
Poco più di mezzora, in un volo breve, che Papa Francesco dedica, ovviamente, anche alle sue impressioni di viaggio. Ed è proprio a partire dal viaggio, dall’incontro a Iasi con le famiglie in cui ha parlato anche del rapporto dei nonni, che gli viene chiesto se Papa Francesco veda ancora il Papa emerito Benedetto XVI come “un nonno”.
“Di più – risponde Papa Francesco - Ogni volta che vado da lui a visitarlo lo sento così, gli prendo la mano e lo faccio parlare. Parla poco, parla adagio, ma con la stessa profondità di sempre, perché il problema di Benedetto sono le ginocchia non la testa. E io sentendo parlare lui divento forte. Sento il succo delle radici che mi vengono su e mi aiutano d andare avanti, sento questa tradizione della Chiesa che non è una cosa di museo, ma è come una radice che ti danno il succo per crescere.
Papa Francesco poi sottolinea che la tradizione della Chiesa è “sempre in movimento”, riprende l’immagine della tradizione come “garanzia del futuro e non custode delle ceneri”, critica “la nostalgia degli integralisti” che è proprio di tornare alle ceneri”, ricorda la complicità che ha avuto con una nonna, a Iasi, perché – aggiunge – “quando le donne sentono di avere i nipoti che porteranno avanti la storia incominciano a sognare”.
Capitolo ecumenismo. L’incontro con il Patriarca Daniel è stato il centro del primo giorno di visita, ma la preghiera del Padre Nostro nella Cattedrale Nazionale Ortodossa ancora incompiuta è stata recitata prima da Papa Francesco e poi dal Patriarca. Ci sono ancora passi da fare?
Papa Francesco confida che in realtà lui non è rimasto in silenzio, ma che quando si pregava il “padre nostro” in lingua romena, lui lo ha pregato in italiano, e così hanno fatto “la maggioranza della gente, sia in romeno che in latino”. “La gente – ha sottolineato Papa Francesco – va oltre noi capi. Noi capi dobbiamo fare degli equilibri diplomatici per assicurare che andiamo insieme. Ci sono abitudini, regole diplomatiche, che è bene custodire, ma ogni popolo prega insieme”.