Città del Vaticano , giovedì, 30. maggio, 2019 17:00 (ACI Stampa).
Il Papa “vuole farsi pellegrino per condividere il cammino di quelle comunità cristiane, quello della comunità civile, della società in Romania; vuole farsi pastore per incoraggiare nelle fede i suoi fratelli e le sue sorelle, tenendo conto anche della ricchezza delle espressioni e dei riti che caratterizzano la Chiesa in Romania.
E vuole farsi testimone di carità, soprattutto nei confronti dei giovani, invitandoli a favorire sempre quella cultura dell’incontro, come dice Lui, che permette veramente di ritrovarsi insieme in un momento storico in cui invece prevalgono le divisioni e le contrapposizioni”.
Così il cardinale Pietro Parolin segretario di stato vaticano descrive il senso del viaggio che domani porterà Papa Francesco in Romania nella consueta intervista ai media vaticani alla vigilia di una visita pastorale.
Significativa anche l’impronta ecumenica a 20 anni dal viaggio di Giovanni Paolo II. “Fu un viaggio che possiamo definire storico,- dice Parolin- perché aprì le porte anche per la visita ad altri Paesi a maggioranza ortodossa”. La Romania è un crocevia dove si incontrano l’Europa Orientale e quella Occidentale e c’è già stato un ecumenismo, quello che il Papa chiama un ecumenismo del sangue.
Forte lo spirito mariano del viaggio con la visita al Santuario mariano di Șumuleu-Ciuc in particolare dalla minoranza ungherese, concentrata in Transilvania. “Credo- spiega il cardinale- che tutti conosciamo la sensibilità del Papa, il suo continuo appello al rispetto delle varie componenti, delle tradizioni, delle culture, dei costumi di ogni realtà, all’interno dell’unità di un Paese.