Bucarest , giovedì, 30. maggio, 2019 9:00 (ACI Stampa).
Una nazione divisa, a causa dell’emigrazione e a causa della perdita del senso religioso, che allontana le persone dalla coscienza personale e dalla coscienza di Dio. È questo il ritratto della Romania fatto dal vescovo Mihai Fratila, che guida i greco-cattolici di Bucarest e che è nel comitato organizzatore del viaggio di Papa Francesco.
Come avete preparato questo viaggio?
A parte le questioni amministrative e logistiche, cerchiamo di vivere al massimo la gioia di accogliere il successore di Pietro nella nostra terra. Soprattutto, siamo felici che la visita di Papa Francesco dia soddisfazione alle varie comunità regionali, perché San Giovanni Paolo II, venti anni fa, per varie ragioni poté rimanere solo a Bucarest. Uno dei nostri obiettivi è di dare un filo conduttore a questo viaggio, che vedrà Papa Francesco toccare Bucarest, Iasi, Sumuleu Ciuc, Blaj.
Lei ha la cura pastorale dei greco-cattolici di Bucarest, ed è una posizione relativamente recente. Quali sono le sfide per i greco-cattolici nella capitale?
La diocesi greco-cattolica di Bucarest è stata eretta nel 2014. La diocesi di Bucarest insiste su una antica regione storica chiamata Valacchia, che ha delle sue particolarità. In più, Bucarest è la capitale, vive la realtà nazionale. Per questo, era diventato difficile mantenere il legame con la diocesi di origine, quella di Alba Iulia con sede a Blaj. La Chiesa Greco Cattolica, quando la Transilvania fu unita alla Romania 100 anni fa, aveva cinque diocesi in Transilvania, ma nessuna a Bucarest. Abbiamo fatto così lo sforzo di erigere una diocesi proprio nella capitale. Prima della soppressione comunista, la Chiesa Greco Cattolica ha potuto sviluppare una presenza nazionale, anche perché a quel tempo tutti i vescovi greco-cattolici erano membri di diritto del Senato e potevano così lavorare sui diritti di Dio nella vita pubblica del Paese. Quando nel 1990 abbiamo recuperato la libertà, ci siamo forse un po’ concentrati troppo sulla provincia, dimenticando l’importanza di avere un posto dove dialogare con la realtà nazionale.