Città del Vaticano , lunedì, 3. agosto, 2015 9:00 (ACI Stampa).
“Ho ventinove anni, sono sposata da undici e ho un figlio di nove...sono una macchina perfetta per procreare; non lo dico io, me lo ripetono i medici della clinica Biotexcom di Kiev ...ho un figlio solo, che è la gioia più grande della mia vita. Gli altri che ho dato alla luce sono figli altrui. Non ricordo né il giorno in cui nacquero né se fossero maschio o femmina, né quanto pesassero. Non mi interessava e non mi interessa. Questi bambini non hanno nulla di me, non hanno il mio DNA, non saranno educati da me. Li ho solo messi al mondo, ho aiutato qualcuno che non poteva farlo naturalmente”.
É la drammatica testimonianza di una madre surrogata, Natasha, raccolta dal Pontificio Consiglio per i Laici e proposta come riflessione per il mese di agosto e basato sul rapporto “Surrogate Motherhood – Ethical or Commercial” pubblicato nel 2014 in India dal “Centre for Social Research”.
La drammatica realtà dei paesi poveri, “usati” dai paesi ricchi anche per “produrre” figli è diventato tragedia nella tragedia nel Nepal sconvolto dal terremoto. Nei primi momenti in cui i soccorso cercavano di salvare vite umane c’è stata una rapida evacuazione di numerose coppie omosessuali che si trovavano là ad affittare uteri per avere un bambino. Notizia nascosta tra le tante dal Nepal.
“Il clamore che accompagna questo genere di notizie- si legge nel testo del Pontificio Consiglio- getta una luce momentanea su un fenomeno in rapida crescita: coppie provenienti da paesi ricchi richiedono la “produzione” di bambini ad agenzie specializzate che offrono i propri servizi utilizzando donne di paesi poveri, con le garanzie del miglior marketing, ottenendo lauti profitti.”
Per addolcire il linguaggio e la cruda realtà si parla di “viaggi di maternità sostitutiva”. Ma la verità è che con i soldi di compra anche il sesso del bambino. “Gli eufemismi riescono solo a malapena a nascondere la realtà: siamo di fronte al nuovo volto della schiavitù; si fanno affari approfittando di un vasto vuoto legislativo a livello nazionale e internazionale. La maternità è mercificata.”