La Santa Sede alle Nazioni Unite di Ginevra: la cooperazione interreligiosa per la pace
Si è tenuto lo scorso 14 maggio al Consiglio Mondiale delle Chiese l’incontro sulla “Cooperazione Interreligiosa per la Pace e lo sviluppo umano. Creare un ambiente per far prosperare le famiglie”. L’incontro è stato organizzato in occasione del Giorno Internazionale delle Nazioni Unite per le Famiglie.
Anche la Santa Sede ha partecipato all’evento, con un intervento dell’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore permanente presso l’ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Jurkovic ha rimarcato l’importanza della famiglia come “cellula della società e primo posto di educazione”, sottolineando che la famiglia è sempre più messa alla prova dalle rapide trasformazioni socioeconomiche e demografiche.
L’osservatore della Santa Sede nota che “le famiglie incontrano ardue difficoltà e possono essere tentate dallo scoraggiamento”, anche a causa degli effetti della crisi che ha portato molte famiglie a dover lottare contro la povertà.
È proprio in questi momenti di avversità che i valori della famiglia sono ancora più cruciali, e che “la mancanza di legami famigliari e solidarietà sviluppati con altruismo e perdono può portare a situazioni drammatiche”, a partire dal fatto che milioni di bambini sono lasciati senza “una guida necessaria e appropriata”, e quindi sono esposti a “rischi come il lavoro forzato, lo sfruttamento sessuale e l’abbandono scolastico”.
La famiglia, denuncia la Santa Sede, è stata anche oggetto di numerose forze che hanno cercato di “deformarla”. Il diritto della famiglia a vivere come una unità integrale “è riconosciuto e protetto da una varietà di strumenti internazionali, sia sotto i diritti umani o sotto legge umanitaria internazionale.
Secondo la legge umanitaria internazionale, poi, gli Stati “hanno l’obbligo di fornire il più ampio supporto possibile e protezione alla famiglia come unità naturale e fondamentale della società”, mentre ci sono altri diversi documenti internazionali riconosciuti che riaffermano “il significato centrale e vitale della famiglia in società, sottolineando il suo ruolo chiave nel promuovere sviluppo sociale e la sua forza per la coesione sociale e l’integrazione”.
L’arcivescovo Jurkovic ha poi notato che il 2019 segna due importanti anniversari: il 30esimo anniversario della Convenzione per i Diritti del Fanciullo e il 25esimo anniversario dell’Anno Internazionale della Famiglia, due eventi che “offrono una opportunità a porre attenzione a una accresciuta cooperazione a tutti i livelli delle questioni della famiglia”.
La famiglia resta “l’unità base della società” nonostante i paradigmi mutati su “fertilità, mortalità, lavoro e migrazioni”, mentre l’emergenza di “un gran numero di giovani preparati ad entrare un mondo sociale che cambia rapidamente” e l’invecchiamento della popolazione sono “segni speciali del nostro tempo”, e la comunicazione tra questi due gruppi si sviluppa proprio in famiglia.
Ma oggi, denuncia la Santa Sede, è data troppa poca importanza al “potenziale e fruttuoso scambio tra generazioni e ai valori famigliari”, a causa dell’individualismo che sembra essere l’opposto del concetto di famiglia come “di una comunità di persone”. Eppure, la famiglia – ha concluso il nunzio – è al centro “di quella che Paolo VI ha chiamato civiltà dell’amore”.
La Santa Sede all’ONU di New York: contro la corruzione
Lo scorso 16 maggio, si è tenuto alle Nazioni Untte di New York un incontro di alto livello sulla Cooperazione nel Combattere il Flusso di denaro illecito e rafforzare le buone pratiche e la restituzione dei beni.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Sata Sede presso le Nazioni Unite a New York, ha detto che i flussi finanziari illeciti “danneggiano lo sviluppo, e specialmente lo sviluppo delle Nazioni più povere, perché “le priva di necessarie risorse per lo sviluppo, mettendo a rischio lo Stato di diritto e la stabilità politica e promuovendo il traffico di esseri umani e catalizzando lo sfruttamento delle risorse naturali delle industrie estrattive”. Combattere il flusso di denaro illecito, ha aggiunto, richiede “una forte cooperazione internazionale e il riconoscimento che il problema non è solo tecnologico o finanziario, ma etico.
Ancora contatto tra Emirati Arabi e Santa Sede
Dopo il viaggio di Papa Francesco ad Abu Dhabi, continuano i contatti tra Emirati Arabi Uniti e Santa Sede. Il 14 maggio, l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Nuova Zelanda Saleh Aluswaidi ha incontato Monsignor Edward Karaan, incaricato d’affari della nunziatura della Santa Sede a Wellington. Secondo una nota dell’ambasciata degli Emirati, i due hanno discusso delle iniziative degli Emirati Arabi Unti nel capo della coesistenza, tolleranza e dialogo.
Papa Francesco è stato negli Emirati Arabi Uniti a febbraio, dove ha firmato una dichiarazione congiunta con il Grande Imam di al Azhar Ahmed al-Tayyb. La dichiarazione sulla Fraternità Universale è da allora utilizzata come dono ai capi di Stato che fanno visita a Papa Francesco. Con l’incontro in Nuova Zelanda, gli Emirati Arabi dimostrano di considerare la Santa Sede un partner fondamentale.
Burkina Faso: attacchi alla Chiesa
Lo scorso 12 maggio, un attacco in una chiesa in Burkina Faso a Dablo ha causato sei morti, a partire dal parroco. Si vive, nel piccolo Stato africano, un clima di terrore, che si è rivolto contro i religiosi. La scorsa settimana, un altro attacco a Simtenga, nel Nord dello Stato, dove quattro cattolici sono stati uccisi mentre tornavano da una processione con la statua della Vergine Maria.
Ma il vescovo Seraphin Rouamba, presidente della Conferenza Episcopale del Burkina – Niger, nell’omelia funebre ha chiesto di perdonare gli aggressori.
Il parroco di Dablo, Sime’on Yampa, è stato ucciso per primo: era responsabile della promozione del dialogo interreligioso tra le comunità locali.
Da quattro anni, il Burkina Faso, tra i paesi più poveri al mondo, fronteggia gli attacchi di gruppi jihadisti locali. A tal punto che, assieme a Niger, Ciad, Mali, e Mauritania, il paese ha preso parte al «gruppo g5 del Sahel», che ha proprio l’obiettivo di prevenire questi attacchi. Nonostante l’impegno, tuttavia, gli scontri sono in aumento.
I vescovi venezuelani pubblicano un video che mostra le sofferenza della popolazione
La Conferenza Episcopale del Venezuela ha pubblicato un video sulla crisi nel Paese, con immagini forte della repressione e della crisi umanitaria nel Paese. Presentandolo, vescovi hanno sottolineato che “in mezzo alle dure situazioni che affliggono il nostro Paese e ai pericoli che vivono i cittadini negli ultimi anni, l’episcopato venezuelano si è sempre schierato in difesa del popolo”.
I vescovi hanno sottolineato di essere “contro la violenza, da qualunque parte provenga”, e hanno ricordato di aver sempre levato la voce per “denunciare e rifiutare le ingiustizie che giorno dopo giorno feriscono tutta la nazione, così come l’ondata di violenza tra la popolazione”, e che “attraverso le loro azioni, i comunicati, le esortazioni e le lettere pastorali accompagnano, animano e danno speranza a tutti i cittadini, ai fedeli e a tutti gli uomini e donne di buona volontà”.
Nonostante un apparente silenzio da parte della Santa Sede, la situazione in Venezuela continua ad essere monitorata. Fedele ad un principio di neutralità, la Santa Sede non ha preso posizione sulla legittimità della presidenza Maduro, ma ha lasciato ai vescovi locali il compito di affermare i principi dello Stato di diritto. La presenza di un funzionario dell’ambasciata all’installazione di Maduro sta a testimoniare che la Santa Sede non intende rompere i rapporti diplomatici. L’appoggio dato dal Papa ai vescovi locali sta a mostrare una attenzione per quello che succede sul territorio.
Una missione di un rappresentante del governo brasiliano in vista del Sinodo Speciale sull’Amazzonia
È stato in Vaticano dal 23 al 26 il ministro Kenneth Felix Haczynski de Nobrega, alto rappresentante del governo brasiliano. Il ministro aveva l’obiettivo di discutere i temi del Sinodo Speciale sulla Regione Pan-Amazzonica, che si terrà in Vaticano il prossimo ottobre. Relatore generale del Sinodo sarà il Cardinale Hummes.
Molti gli incontri istituzionali del ministro Haczynski de Nobrega. Oltre all’incontro con il Cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che tra l’altro è stato anche nunzio in Brasile, il ministro ha incontrato in Segreteria di stato l’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto, e monsignor Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati. C’è stato anche uno scambio con monsignor Segundo Tejado Munoz, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, con l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, e con Guzman Carriquiry, segretario generale della Pontificia Commissione per l’America Latina.