Roma , mercoledì, 15. maggio, 2019 14:00 (ACI Stampa).
“Il discernimento è quella capacità donata dal Signore di scegliere le scelte di Dio, cioè di far propria la volontà di Dio. Si tratta di uno spossessamento reale, un mettere da parte le proprie preferenze legate alle inclinazioni personali più o meno disordinate, per far spazio al progetto di Dio riconosciuto e accolto con gioia e che tende a prendere forma nella concretezza della propria esistenza”. Lo ha detto lo scorso 13 maggio il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, nell’ultima catechesi dedicata all’esortazione apostolica di Papa Francesco Gaudete et exsultate.
“La volontà di Dio - ha spiegato il porporato - ha una grande forza attrattiva, ci invita a seguirla non per forza ma per fascinazione, a tal punto che finisce per conquistarci e risplende dentro di noi in una maniera divinamente paradossale: è la volontà di Dio eppure è profondamente nostra; è quello che all’inizio del percorso del discernimento avevamo escluso o non avevamo neppure ipotizzato e che ora invece ci sembra la luce che ci accompagnava da sempre”.
“L'esperienza della grazia - ha aggiunto - dilata il cuore, sgombera dalle false illusioni e ci rende più capaci di riconoscere la missione che Dio ci affida. Anzi, una grande gioia e una profonda pace diventano il segno che quello che cercavamo da sempre, quel senso per la vita che riscalda il cuore e mette entusiasmo nelle nostre giornate, non dovevamo andarlo a trovare chissà dove ma era nel più profondo di noi stessi, depostovi da Dio fin dal grembo materno, prima che venissimo alla luce”.
“Il discernimento - ha detto ancora il Cardinale De Donatis - non riguarda soltanto la scelta dello stato di vita, la vocazione matrimoniale o religiosa. È un’attitudine a guardare con sguardo contemplativo tutta la vita, le piccole o le grandi situazioni dell'esistenza, cogliendovi la presenza e l'azione del Signore. Il Papa invita ad esercitarsi quotidianamente nell'esame di coscienza, non in maniera moralistica ma autenticamente spirituale”.
Il Cardinale Vicario ha poi ricordato che “non ci si improvvisa accompagnatori spirituali degli altri! Decisiva per l'acquisizione del dono del discernimento è l'esperienza della misericordia. Lì noi entriamo in contatto con lo sguardo d'amore del Signore. Le ferite della vita e il peccato ripetuto tendono ad indurirci il cuore. L'orgoglio spinge ad affermare sé stessi contro tutto e contro tutti e questo offusca la vista dell'anima: essa non scorge più le sofferenze degli altri e diventa così incapace di compassione. Anche la percezione della realtà del mondo viene falsata: vediamo solo il male in azione, ci sembra di scorgere nella storia umana solo le leggi della violenza e delta sopraffazione, della vittoria del più forte. Per quanto diciamo di aver fede, di credere nella potenza del Signore Risorto, di fatto viviamo in una sorta di ateismo pratico. Invece il perdono di Dio, che ci raggiunge gratuitamente al culmine della nostra debolezza e del disgusto per il nostro peccato, è capace di mandare in mille pezzi il cuore indurito e di guarirci dal nostro io malato”.