Milano , martedì, 14. maggio, 2019 17:00 (ACI Stampa).
“Proprio mentre ha conosciuto la possibilità di diventare più unita, l’umanità ha cominciato a sperimentare anche le divisioni più laceranti. A questi problemi nuovi, la Chiesa risponde esortando all’unità come espressione di un’esigenza intrinseca, che porta a sviluppare un legame autentico tra popoli diversi”. A dirlo è il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, nel corso della Conferenza Internazionale sul tema “1919- 2019. Speranze di pace tra Oriente e Occidente”, presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, in occasione del X anniversario della Fondazione dell’Istituto Confucio della medesima università.
Parolin illustra alcune linee del magistero pontificio degli ultimi cent’anni e a fa alcuni esempi. Si parte da Benedetto XV. “Nell’Enciclica Pacem Dei Munus, Benedetto XV invitò popoli e nazioni a riconciliarsi, prendendo posizione anche a favore della Società delle Nazioni da poco fondata – ricorda Parolin - Per Benedetto XV, la Chiesa doveva riprendere a guardare con maggiore attenzione ad Oriente, e in modo del tutto particolare alla Cina”.
“La preoccupazione per l’unità della famiglia umana fu viva anche in Pio XI – osserva Parolin parlando di Pio XI e Pio XII - soprattutto negli ultimi anni del suo pontificato, quando una nuova guerra apparve sempre più vicina e mentre cominciava la persecuzione degli Ebrei in Europa”. “Alla vigilia della Seconda Guerra mondiale – continua il Cardinale - il suo Successore, Pio XII mise in guardia gli Stati affermando: ‘nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra’. Proprio richiamandosi alla linea tracciata da Benedetto XV, Pio XII ebbe modo di esprimersi con accenti severamente critici nei confronti della guerra che scoppiò il 1 settembre 1939 con l’invasione della Polonia da parte delle truppe naziste”. Da ricordare che nel 1946, Pio XII creò nuovi Cardinali provenienti da tutti i continenti, tra cui il primo dalla Cina Continentale, cioè l’allora vescovo di Pechino, Monsignor Tommaso Tien Ken-sin.
Il Cardinale Segretario di Stato prosegue: “Di unità della famiglia umana ha parlato anche il Concilio Vaticano II. La Gaudium et Spes sottolinea il contributo della Chiesa a tale unità perché essa, grazie alla sua universalità può costituire un legame strettissimo tra le diverse comunità umane e nazioni”, favorendo il superamento del dissenso e il consolidamento delle istituzioni che la umanità si è creata e continua a crearsi”.
Si passa a Paolo VI: “Con Paolo VI, che abbiamo avuto la gioia di vedere canonizzato nell’ottobre scorso – dice il Cardinale - l’auspicio di un’unità della famiglia umana ha generato un impegno sempre più vasto e concreto della Chiesa. Questo Papa avvertì con forza il rapporto tra universalità della Chiesa e unità del genere umano, sottolineato dal Concilio”.