Ed è ad Ussita che è stato sepolto nel 1934. Ma il terremoto ha violato anche qual luogo e solo ora dopo tre anni la diocesi di Camerino è riuscita a portare le sue spoglie nella cripta della cattedrale. Così importante è il personaggio per la gente di Ussita.
“ Se ci fosse stato il nostro cardinale”. Questo è quello che dice la gente che attende la visita di Papa Francesco a Camerino il prossimo 16 giugno. Ma intanto pensa a don Pietro, come lo chiamavano e lo ricordano tutti.
Nel sua saluto il cardinale Bassetti ha voluto ricordare il sentimento profondo di italianità di Gasparri. Amore per l’ Italia, amore per la Chiesa che grazie al suo lavoro ottenne quel tanto di terra che garantiva l’indipendenza del Papa.
Chiuse lui la Questione romana assicurando al Papa di poter essere libero da qualunque condizionamento.
Gasparri, come ha ricordato Alberto Melloni, faceva parte di quella parte della diplomazia pontificia che veniva chiamata “rampolliana”, legata al Cardinale Rampolla. Vedeva il concordato come un mezzo di negoziato e non una conclusione, come poi disse anche De Gasperi.
Il suo lavoro diplomatico però non lo ho mai allontanato da Ussita. Negli archivi c’è un fitto carteggio con tra il cardinale il parroco di Ussita che si intreccia con i carteggi diplomatici.
Voleva sapere tutto della sua gente e più volte intervenne per ricostruire piccole chiesette in rovina, o per aiutare la “gente povera che lavorava la terra sterile sotto il monte Vettore” come raccontano i biografi. Ci torna spesso ad Ussita.
Quando si inaugura un nuovo organo che lui ha donato alla parrocchia di Ussita, si occupa in prima persona di scegliere i migliori musicisti.
Nel 1915 è uno tra i primi a rendere possibile la ricostruzione dopo il terremoto della Marsica.
“Se ci fosse stato il nostro cardinale!” La gente a Ussita come in molte parti delle Marche attende ancora dopo tre anni che ci si accorga di loro, delle loro chiese, dei loro beni, delle loro tradizione che rischiano di perdersi.
Claudio Strinati racconta di Gasparri proprio la capacità di vedere nella sua terra quell’arte, quell’ intreccio rinascimentale tra filosofia laica e religione che ha portato nel mondo grandi nomi, fino all’ urbinate Raffaello.
Un rinascimento laico che diventa patrimonio del Papato e che nasce in queste terre dove fede e realismo di mescolano, dove ogni chiesa, ogni quadro è un tassello della grande storia dell’ arte italiana. Piccole chiese preziose ora semi distrutte e abbandonate. Come le comunità che le frequentavano.
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O come la Università di Camerino che vive cercando di non perdere radici ed identità.
Cosi come cerca di fare l’ Arcivescovo di Camerino, Francesco Massara, che in 5 mesi ha capito che forse il progetto più bello per la gente è quello di un Museo del Terremoto dove saranno ricoverati 1700 opre d’arte delle zone terremotate.
Sarà un inizio che nasce dalla gente, da quella gente forte come il suo cardinale di Ussita, Pietro Gasparri, grande accademico, diplomatico di razza e appassionato della sua terra.