Macerata , mercoledì, 15. maggio, 2019 16:00 (ACI Stampa).
Nell’estate del 2018, i monaci cistercensi si erano allontanati dall’Abbadia di Fiastra, nel maceratese, anche a seguito del terremoto che aveva reso inagibili alcuni locali del convento. Ora è ufficiale che non torneranno più, mentre la regolare attività delle Messe sarà garantita da alcuni anziani sacerdoti.
Monsignor Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine dei Cistercensi, ha comunicato la decisione al vescovo Nazzareno Marconi di Macerata. Che la ha annunciata poi il 12 maggio, nell’ambito di un riordino generale delle parrocchie e di un forte ricambio dei parroci.
Non ci sarà, dunque, più vita conventuale nell’abbazia, che potrebbe riprendere con l’arrivo di una comunità monastica delle benedettine. Ma questa è solo una ipotesi.
L’abbazia di Fiastra ha più di 900 anni di storia. Sul luogo pare sorgesse una chiesetta già nel 971, mentre il territorio fu donato nel 1142 all’abate Bruno, guida dei monaci cistercensi dell’abbazia di Chiaravalle di Milano. I monaci si misero subito al lavoro, organizzarono il territorio dell’abbazia in sei grange (aziende agricole) che diventano veri e propri centri economici, e mettono su una organizzazione che ne fa crescere l’influenza e la ricchezza. A questo si aggiunge un grande successo spirituale: nel XIII secolo, l’abbazia conta circa 200 monaci e arriva a controllare fino a 33 tra chiese e monasteri.
Dal XIV al XV secolo, vari fattori portano al declino dell’abbazia, e il monastero viene ceduto nel 1581 al Collegio Romano della Compagnia di Gesù, mentre nel 1613 Fiastra entra a far parte della Congregazione Cistercense Romana. Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, il monastero fu ceduto ai marchesi Bandini di Camerino, e poi è stata gestita dalla fondazione dedicata ai marchesi da allora.