Città del Vaticano , giovedì, 9. maggio, 2019 20:50 (ACI Stampa).
La diocesi di Roma incontra il suo Vescovo. Papa Francesco, giunto nella Basilica di San Giovanni in Laterano, conclude il cammino avviato dalle parrocchie e dalle altre realtà ecclesiali nel corso dell’anno pastorale, incentrato dapprima sui temi del “fare memoria” e della “riconciliazione”. Un momento di preghiera, la lettura di un testo biblico, poi alcune testimonianze, quindi l’intervento del Pontefice interamente a braccio.
All’appuntamento partecipano il cardinale vicario Angelo De Donatis, i vescovi ausiliari, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e centinaia di laici provenienti dalle parrocchie e dalle altre realtà ecclesiali della diocesi di Roma, nonché i rappresentanti delle aggregazioni ecclesiali, delle cappellanie e delle scuole cattoliche della città.
Un parroco della Diocesi di Roma, come rappresentante, racconta al Papa i risultati di quest’anno appena trascorso insieme: dedicato alla memoria, non alla cronaca, ma ad un vero esercizio di fede, gli anni del dopo Concilio, anni in cui è emersa la carica innovativa del Concilio, ma anche tutta la ricchezza della Chiesa di Roma. Dalla riforma liturgica, alla catechesi, alla disponibilità e maturità del laicato. Anni in cui si respirava aria nuova e entusiasmo. Per l’altro tema trattato in quest’anno dalla Diocesi di Roma, la riconciliazione, ci sono stati momenti molto belli e vivi dopo la liturgia penitenziale. Ma in che misura incide tutto questo nella vita delle comunità? La diocesi di Roma risulta essere “in piena crisi di fede”: calo dei battesimi, della partecipazione al catechismo, alle attività. Come reagisce un pastore davanti a tutto questo?
Francesco nel suo discorso prova a rispondere alle testimonianze dei vari rappresentanti della sua Diocesi oggi riunita: “La prima tentazione che può venire dopo aver ascoltato le difficoltà è risistemare la diocesi e la città, mettere tutto a suo posto. Mettere ordine e per questo serve a guardarci noi, tornare a guardarci dentro. Si le cose saranno risistemate e noi avremo messo a posto il museo, il museo ecclesiastico della città. Questo significa addomesticare le cose, anche il cuore della gente. Questo sarebbe il peccato più grande: l’istinto mondano anche evangelico. Non si tratta di risistemare”.
“Noi non possiamo fare qualcosa di buono e di evangelico se abbiamo paura dello squilibrio – dice il Papa a braccio - Dobbiamo prendere lo squilibrio con le mani. Il Vangelo è una dottrina squilibrata, prendete le Beatitudini! Gli apostoli si sono innervositi quando quella folla al tramonto continuava a stare lì con Gesù, guardavano l’orologio, dovevano mangiare e hanno cercato la forma per congedarli dal Signore. Perché nel deserto dovevano comprarsi da mangiare. Questo è clericalismo, un bell’equilibrio per sistemare le cose”.