Città del Vaticano , giovedì, 9. maggio, 2019 14:00 (ACI Stampa).
Due le principali novità: una legge che impone l’obbligo di denuncia e protegge chi denuncia; e il controllo sulla leadership della Chiesa, un “segnale molto forte” perché nessuno nella Chiesa deve sentirsi al di sopra della legge: l’arcivescovo Charles J. Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione della Dottrina della Fede, spiega così il nuovo motu proprio Vos Estis Lux Mundi sulla lotta agli abusi. L’arcivescovo Scicluna sottolinea: “Coprire un delitto non è accettabile, non è mai stato accettabile”.
Insomma, la Chiesa non è rimasta senza rispondere alla crisi degli abusi. L’arcivescovo Sciclunca ci tiene a rimarcare che il motu proprio stabilisce procedure, che la Chiesa aveva già cominciato un percorso, e c’erano già state indagini sulla leadership. La Chiesa, insomma, non è all’anno zero sulla lotta agli abusi, e lo può dire soprattutto l’arcivescovo Scicluna, che dal 2002 al 2012 è stato promotore di giustizia della Congregazione della Dottrina della Fide, e in quel ruolo ha guidato gli sforzi della Chiesa degli ultimi anni nella lotta agli abusi.
Il motu propro è, insomma, di una messa a punto delle procedure da affrontare in casi di abusi, con l’obbligo di riportare, un ruolo nuovo affidato all’arcivescovo metropolitano, la definizione dei tempi. Al termine dell’incontro sulla protezione dei minori in Vaticano erano stati annunciati tre provvedimenti, pubblicati poi il 26 marzo: un motu proprio, una legge e linee guida per la Curia Romana, lo Stato di Città del Vaticano il Vicariato della Città del Vaticano.
Questo motu proprio va a concretizzare le linee guida. Sottolinea Alessandro Gisotti, direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede – che questo è un “passo fondamentale” nel percorso che la Chiesa ha portato avanti per contrastare la lotta agli abusi.
L’arcivescovo Filippo Iannone, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ha messo in luce in una nota che le procedure nascono da “segnalazioni concernenti delitti in ambito sessuale commessi da chierici o da membri di Istituti di Vita Consacrata e di Società di Vita apostolica”, ma anche per interferenza delle indagini, e si tratta – per l’arcivescovo Iannone - di “una norma chiara, e da più parti richiesta, con la quale si vuole evitare che nel futuro si possano ancora verificare coperture di abusi”.