Il teologo che è pienamente pastore, ed entra nelle pieghe della quotidianità della vita, come nella analisi di grandi personaggi, santi e beati.
Interessante, anche alla luce di quello che ha detto Papa Francesco rientrando dalla Bulgaria, l’analisi della figura del cardinale Stepinac. Mentre ancora sembra non si riesca ad arrivare alla canonizzazione, e la commissione mista tra esperti croati cattolici e serbi ortodossi, istituita per volontà di Papa Francesco, non è arrivata a conclusioni effettive e le divergenze tra Croazia e Serbia rimangono.
Ma la visione cattolica della figura del beato è chiaramente espressa in una delle omelie di Joseph Ratzinger.
Era il 1998, subito prima della beatificazione fortemente voluta da Giovanni Paolo II.
Il cardinale celebrando la Messa a San Girolamo dei Croati dice: “ Il cardinale Stepinc non ha fatto politi. Ha rispettato lo Stato sin tanto e nella misura in cui fu Stato autentico (...) ha difeso le cose di Dio contro l’onnipotenza sbagliata e falsa dell’ uomo, ha difeso i diritti di Dio e così i veri diritti dell’uomo, la vera immagine dell’uomo contro il totalitarismo che non riconosce il potere di Dio, non riconosce la presenza di Dio, i diritti di Dio nel mondo”.
Ratzinger segue la vicenda spirituale e umana di Stepinac e aggiunge che “ chi ha mostrato la vera strada della vita e ci invita anche alla fortezza e alla fermezza, al coraggio di vivere in contrasto con il mondo quando il mondo è in contrasto con la parola di Dio. Chi vive così sa bene che alla fine vive ed è valida solo la parola di Dio, e che questa è la vera realtà”.
Uno spazio speciale nelle omelie di Joseph Ratzinger lo ha Maria. In una omelia del 1995 l’allora cardinale scrive cose di grande attualità che indicano la sua capacità di vedere la realtà nel suo profondo.
Mette a fuoco “i mali che ci rattristano: “ Pensiamo alle difficoltà della Chiesa stessa: alle profonde divisioni e lacerazioni all’interno della Chiesa che ne oscurano il volto; ai giovani che nella catechesi e nella teologia non trovano il nutrimento di cui avrebbero bisogno; al diminuire delle vocazioni in un tempo che tanto avrebbe bisogno di sacerdoti e religiosi; alla solitudine di tanti sacerdoti giovani e anziani che si trovano esposti allo scherno o alla critica proprio a causa della loro fedeltà”.
Allora è Maria la consolazione che ci insegna come porsi davanti alla difficoltà, e diventare mariani significa “entrare nella pazienza mariana della maturazione. Dove manca non c’è alcun frutto”.
E in un’ altra omelia aggiunge: “ La fede di Maria è dunque lo spazio aperto perché Dio entri nella storia e generi una storia nuova dentro la trama incerta e confusa degli avvenimenti della storia”.
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