Sofia , lunedì, 6. maggio, 2019 18:05 (ACI Stampa).
L’incontro per la pace nella piazza al centro di Sofia è l’evento che chiude la seconda giornata del Papa in Bulgaria. Francesco, assieme agli esponenti delle varie confessioni religiose, sale sul palco di Piazza Nezavisimost e recita la preghiera per la pace di San Francesco.
Un cero con il logo della visita del Papa, una pianta di ulivo come simbolo della pace e alcune rose, simbolo della Bulgaria, caratterizzano questo incontro speciale. Sei le confessioni religiose presenti che sono simboleggiate nelle sei fiaccole.
Le preghiere vengono recitate dagli esponenti ortodossi, ebrei, protestanti, armeni, musulmani e cattolici.
Il Pontefice per il suo discorso riprende il Cantico delle Creature di San Francesco e sottolinea: “Anche ciascuno di noi, sulle orme del Santo di Assisi, è chiamato a diventare un costruttore, un artigiano di pace. Pace che dobbiamo implorare e per la quale dobbiamo lavorare, dono e compito, regalo e sforzo costante e quotidiano per costruire una cultura in cui anche la pace sia un diritto fondamentale. Pace attiva e fortificata contro tutte le forme di egoismo e di indifferenza che ci fanno anteporre gli interessi meschini di alcuni alla dignità inviolabile di ogni persona”.
“Noi questa sera siamo qui a pregare davanti a queste fiaccole portate dai nostri bambini – continua il Pontefice - Esse simboleggiano il fuoco dell’amore che è acceso in noi e che deve diventare un faro di misericordia, di amore e di pace negli ambienti in cui viviamo. Un faro che vorremmo illuminasse il mondo intero. Con il fuoco dell’amore noi vogliamo sciogliere il gelo delle guerre. Stiamo vivendo questo evento per la pace sulle rovine dell’antica Serdika, a Sofia, cuore della Bulgaria. Noi possiamo vedere da qui i luoghi di culto di diverse Chiese e Confessioni religiose: Santa Nedelia dei nostri fratelli ortodossi, San Giuseppe di noi cattolici, la sinagoga dei nostri fratelli maggiori gli ebrei, la moschea dei nostri fratelli musulmani e, vicino, la chiesa degli armeni”.