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Giovanni da Triora, un francescano santo e martire in Cina

Ligure, fu tra i missionari che annunciarono Cristo in Cina senza cedere ai compromessi.

San Giovanni da Triora | San Giovanni da Triora | ACI Stampa
San Giovanni da Triora | San Giovanni da Triora | ACI Stampa
Le spoglie di San Giovanni da Triora |  | pubblico dominio
Le spoglie di San Giovanni da Triora | pubblico dominio

 

Entrando nella chiesa romana di Santa Maria in Aracoeli, nella navata di sinistra in fondo, si contempla il corpo di un santo.

Il suo viso è asciutto e nascosto dentro lo scuro saio dell'Ordine serafico, ed è il ritratto di quella letizia che, da sempre, contraddistingue i figli di San Francesco di Assisi. Il suo nome è Giovanni da Triora.

Nato nel 1760 e morto il 7 febbraio 1816 questo religioso è stato un missionario e martire, morto in Cina. La sua vita ha del fantastico e del meraviglioso.

Cresciuto in questo piccolo paese dell'entroterra ligure, prestissimo, sentì la chiamata alla vita francescana. Scese a Roma ed in questo convento chiese di essere ammesso fra questi religiosi.

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Il 7 marzo 1777 vestì le sacre lane, iniziando, così il consueto anno di noviziato.

La vita dei novizi, come del resto quella dei Francescani di quell'epoca, era dura: levata prestissimo, povertà estrema, preghiera intensa. Questo stile di vita, fortemente, voluto da San Francesco, per i suoi figli, doveva far risaltare la povertà e la radicalità del messaggio evangelico.

Il santo di Assisi voleva una vita radicale ed integralmente vissuta dietro le orme del Cristo povero, umile e sofferente. Ma se c'è una nota bellissima, in questo modello, è proprio che tali penitenze conducono a Dio ed alla gioia, ma quella vera. Francesco è radioso e felice perché si ciba di Dio e vive di immensità. E questo è quello che desidera per ogni suo figlio.

Con questi voti, Giovanni da Triora (questo il suo nuovo nome, invece di Francesco Maria Lantrua) emette la professione solenne e viene ordinato sacerdote. Da subito è inviato nei conventi di Tarquinia, Velletri, Tivoli. Nominato guardiano, viste le non comuni doti intellettuali, è anche professore di filosofia, ai studenti dell'ordine. Questo, però, non fa dell'insegnamento la sua missione o meglio sceglie la missione chiedendo nel 1798 di essere inviato in Cina.

In questa terra, i Francescani giungono nel 1252, inviati da papa Innocenzo IV.

La religione era consentita dai vari Mandarini che, però, alternavano periodi di quiete a momenti di dura persecuzione. Cosi, nei primi tempi, fra Giovanni potè evangelizzare quei territori con la sua presenza.

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Mutato l'abito e vestito da cinese, appresa la difficile lingua, seguendo il consiglio dell'apostolo Paolo, si fa tutto a tutti, moltiplicando gli sforzi ed il lavoro per dare forza, ai cattolici presenti in quella nazione. Diffuse la devozione alla Via crucis, devozione tipicamente francescana, fortemente diffusa d San Leonardo da Porto Maurizio, catechizzò molti fedeli e rafforzò la fede di altri.

Aiutò la gente che a lui si rivolgeva. In quest'attività sono anche documentati due eventi che hanno de prodigioso, a lui attribuiti.

Da parecchio tempo, nel distretto dove abitava, non pioveva. I contadini si lamentavano andando a parlare con il santo. Il religioso, invitando ad aver fede nel Padre che non dimentica i propri figli, con una preghiera, benedicendo una fonte, fece zampillare dell'acqua.

La vita scorre frenetica ma padre Giovanni è contento, sopportando le privazioni e le dure povertà. Ama il vangelo e San Francesco e sa contentarsi del poco, amando il molto che è Dio.

Però, nel 1811 un decreto del Gran Mandarino Kam, vieta la religione cattolica nel suo distretto. Qui cominciano le persecuzioni che portano, il francescano da una zona all'altra, continuando la sua opera di evangelizzazione. Una delazione lo fa scoprire e cosi viene arrestato e condannato a morte.

Unico modo per salvarsi è quello di abiurare: ma non ci pensa proprio. E' forte ed i fedeli arrestati insieme a lui, rimangono fedeli al suo esempio, eccetto talune eccezioni.

Affrontati differenti processi e mantenendo fede alla propria coerenza cristiana, dopo sei mesi di durissima detenzione e torture, il 7 febbraio 1816 viene condannato a morte.

Lungo al strada che lo condusse al patibolo subì lo scherno ed il disprezzo dei suoi persecutori.

Come il Cristo, sulla strada verso il Golgota, con animo forte ed unito a Dio, subì il martirio.

Prima di morire un gesto:baciò davanti a tutti la terra. Questo segno confermava la sua fedeltà a vangelo, ringraziando la Santissima Trinità, per: la creazione, la redenzione, la vocazione, la grazia dei sacramenti e per varie grazie ricevute.

Sepolto in una cassa di tabacco e nel cimitero dei giustiziati , il suo corpo venne ritrovato intatto e sepolto nella cattdrale di Macao. Era il 22 gennaio 1820.

Il 12 giugno 1843 fu introdotta la sua causa di beatificazione e nel 2000 venne dichiarato santo da Giovanni Paolo II, lasciando non solo uno stupendo esempio di francescanesimo, ma di quella santità vissuta ed onorata, nel cuore della città eterna.

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