Colombo , martedì, 23. aprile, 2019 12:00 (ACI Stampa).
«Abbiamo assistito ad attacchi brutali, ad atti di violenza inaudita», così al telefono con Aiuto alla Chiesa che Soffre monsignor Warnakulasuriya Devsritha Valence Mendis, vescovo di Chilaw ha definito gli attentati che, nel giorno di Pasqua, hanno colpito la comunità dello Sri Lanka. Il bilancio dei morti questa mattina è salito a 310, mentre i feriti sono oltre 500.
«La serie di attacchi ha avuto inizio nella capitale Colombo», racconta il vescovo. La prima esplosione si è infatti verificata nel Santuario di Sant'Antonio, la chiesa cattolica più nota dello Sri Lanka, designata come santuario nazionale. Dopo circa 45 minuti, una seconda chiesa cattolica è stata colpita, quella di San Sebastiano a Negombo, a circa 40 chilometri di distanza da Colombo lungo la costa occidentale. Successivamente, un’altra bomba è esplosa nella chiesa protestante di Sion a Batticaloa, sulla costa orientale.
Nello stesso arco di tempo, nella capitale, sono stati colpiti tre hotel di lusso molto frequentati dagli occidentali. Altre esplosioni si sono registrate lunedì 22 aprile in diverse località del Paese, ma non sembrano aver provocato vittime.
«Un attacco totalmente inaspettato – afferma monsignor Mendis, notando come in Sri Lanka vi siano relazioni pacifiche tra le diverse fedi». Lo stesso Santuario di Sant’Antonio era «meta di pellegrinaggio per persone di ogni fede».
Nel Paese a maggioranza buddista, i cristiani rappresentano poco più del 9 percento. Come denunciato anche nelle più recenti edizioni del Rapporto sulla Libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, negli ultimi anni vi sono stati attacchi alle chiese da parte di gruppi fondamentalisti buddisti quali il Bodu Bala Sena e il Sinha Le.