Roma , sabato, 20. aprile, 2019 10:00 (ACI Stampa).
Giovedì Santo papa Francesco ha voluto celebrare la Messa in Coena Domini al carcere di Velletri, vicino Roma dove ha lavato i piedi a dodici detenuti del penitenziario. Il vescovo – ha detto il papa – “non è il più importante, deve essere il più servitore e ognuno di noi deve essere servitore degli altri”.
Ma sono stati e saranno tanti i vescovi italiani che in questi giorni hanno voluto recarsi in carcere per celebrare alcuni momenti liturgici del Triduo Pasquale o che celebreranno la liturgia di Pasqua dietri le sbarre.
In Calabria, l’arcivescovo di Rossano-Cariati, Giuseppe Satriano, si è recato, come consuetudine, nel penitenziario della città per la Messa in Coena Domini. Quest’anno il presule ha voluto in questa “parrocchia speciale” della diocesi, utilizzare il segno del “profumo di nardo”, lo stesso con il quale Maria di Betania ha unto i piedi di Gesù alla presenza di Marta, di Lazzaro e dei suoi discepoli prima della salita a Gerusalemme.
“Vivere la Pasqua è entrare nella consapevolezza di un amore grande – ha affermato - che non ci abbandona e che desidera costruire speranza a partire dalle nostre fragilità, dalle ferite del vivere che portiamo, dai nostri stessi peccati”. Continuando nella riflessione ha evidenziando che “Gesù versa sulle nostre ferite il balsamo del suo amore, profumando i cuori di una consapevolezza nuova: la sua misericordia”. A conclusione della Celebrazione dopo essersi fatto ungere il palmo delle mani da uno dei detenuti con il profumo di nardo, l’arcivescovo a sua volta ha segnato e unto il palmo delle mani dei detenuti.
Sempre in Calabria liturgia della Lavanda dei Piedi nel carcere di Locri presieduta dal vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva che nell’omelia ha detto che “è possibile passare oltre, guardare oltre il male commesso. Il male commesso non può essere l’ultima parola sulla vostra vita. Rinnegatelo: è possibile! Si può ricominciare. C’è – ha aggiunto - chi vi aspetta e desidera che siate liberi dal male”.