Roma , venerdì, 19. aprile, 2019 12:00 (ACI Stampa).
"Anche se il Signore nostro ha vinto e ha sollevato il trofeo, comuni sono l'allegria e la gioia di noi suoi servi".
Queste antiche parole arrivano attraversando i secoli per descrivere, oggi come allora, quel che dobbiamo sentire, in quanto credenti nel giorno della Pasqua. Il giorno della "festa desiderata e apportarice di salvezza, il giorno della risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo, giorno che è presupposto della pace, punto di partenza della riconciliazione, soppressione delle guerre, dissoluzione della morte, sconfitta del diavolo. Oggi gli uomini si sono uniti agli angeli".
Sono le parole di Giovanni Crisostomo nella sua Omelia della Pasqua. O, per essere più corretti, le parole dello pseudo Crisostomo, perché l'attribuzione non è del tutto sicura.
Il testo viene pubblicato proprio in questi giorni dalla Libreria Editrice Vaticana, dopo aver riproposto di recente un altro breve testo dello stesso autore sulla sobrietà, dal titolo "Prendi un po' di vino con moderazione", indicato come una sorta di guida utile e profonda per vivere e capire meglio i tempi di penitenza della Quaresima. Continua così la riscoperta di un tesoro prezioso della cultura cristiana, come quello rappresentato da scrittori, padri della Chiesa, mistici, che oggi vengono curati e pubblicati dalla Lev a cura di Lucio Coco.
Sono testi che, pur attraversando i secoli e i millenni, come nel caso di Giovanni Crisostomo, non perdono nulla della loro brillantezza e luce originali. "Con la morte ha sconfitto la morte", è il grido di gioia che il santo e oratore lancia in quei lontani giorni del 400 dopo Cristo. Un grido che risuona limpido e sicuro anche oggi, anzi oggi più che mai è necessario sentirlo risuonare. Perciò alla vigilia di questa Pasqua appare come una lettura illuminante, senza contare che può essere l'occasione per riscoprire questa figura straordinaria della storia della Chiesa: eremita, vescovo, grande oratore, perseguitato, trascinato in esilio, morto per le privazioni e gli stenti nel suo peregrinare da un luogo di prigionia all'altro, nel deserto del Ponto, con le ultime parole pronunciate: "In tutto sia lode a Dio ".