Venezia , mercoledì, 24. aprile, 2019 18:00 (ACI Stampa).
Due particolari dipinti di soggetto pasquale che ricordano il sacrificio di Gesù Cristo saranno al centro di “Ecce homo”, la nuova esposizione in programma nella Pinacoteca Manfrediniana, a fianco della basilica della Salute, nei locali del Seminario Patriarcale di Venezia. L’occasione della mostra nasce dall’avvenuto restauro di due capolavori della pittura veneziana del Cinquecento: si tratta di un “Cristo alla colonna” di Palma il Vecchio e di un “Cristo e Pilato” (“Ecce homo”) di Paris Bordone.
L’esposizione sarà poi visitabile dal 12 aprile al 29 giugno 2019.
Il “Cristo alla colonna” di Palma proviene da una collezione inglese ed è stato esposto solo una volta in pubblico alla John Hopkins University nel 1942 come opera di “Giorgione e della sua cerchia” secondo un’attribuzione proposta da George Richter, uno dei grandi studiosi di Giorgione nel passato. Da allora il quadro è stato ampiamente discusso nella letteratura giorgionesca e gli specialisti hanno via via sempre più dismesso l’attribuzione a Giorgione, senza però riuscire a trovare una proposta alternativa tra il nome di Palma il Vecchio e Tiziano. A restauro ultimato, sembra evidente che l’attribuzione a Palma il Vecchio abbia più senso di altre e in ogni caso i colori e la figura rimandano a un momento topico della pittura veneziana attorno al 1520.
Il “Cristo e Pilato” di Paris Bordone proviene da una collezione italiana e, pur essendo stato pubblicato nell’ultima monografia del pittore, non è mai stato esposto al pubblico in precedenza. Il restauro ha restituito piena leggibilità all’opera e dato piena conferma dell’attribuzione. Bordone ha inventato questa composizione così originale nella piena maturità e, dato il successo, ha prodotto una serie di repliche e varianti. Le fonti citano opere simili in due prestigiose collezioni, vale a dire presso il cardinale di Lorena quando Bordone andò a Parigi nel 1559, e a Venezia presso la collezione Lando, una prestigiosa famiglia veneziana che diede un doge a metà del Cinquecento.