Tra i cardinali titolari della chiesa anche san Carlo Borromeo che ne rifece la facciata.
Oggi la chiesa è affidata ai Vallombrosiani. Una famiglia benedettina antica ma anche piccola oggi nonostante la presenza di monasteri anche in paesi come il Brasile e l’ Asia.
Celebri per la farmacia e per i liquori i vallombrosani in effetti si sono distinti, nel corso dei secoli, per la lotta contro la simonia, contro la corruzione e la mondanità della Chiesa; è attribuita a loro l'istituzione della figura dei monaci conversi.
I Vallombrosani sono da sempre sensibili alla tutela del creato e, in particolare, possono ritenersi dei veri e propri "monaci forestali" dato che per lungo tempo hanno gestito la Foresta di Vallombrosa.
I monaci coltivavano l'abete bianco in purezza, applicando la tecnica selvicolturale - da loro codificata - del "taglio raso con rinnovazione artificiale posticipata", che da Vallombrosa si irradiò in tutta Europa.
La Foresta di Vallombrosa divenne dello Stato italiano dopo il 1866, a seguito dell'incameramento dei beni ecclesiastici da parte del Regno d'Italia.
Nei giorni del Triduo i monaci celebravano i riti nella chiesa, un appuntamento importate per il quartiere. Ma da quest’anno per decisione del Vicariato di Roma i riti si svolgono solo in parrocchia.
Ma la proposta dei vallambrosiani c’è sempre, specialmente per i giovani: il Triduo in Abazia a Vallombrosa. “La vocazione monastica appare come l’incontro con una persona, Gesù Cristo, sempre vivo, sempre presente, e l’esistenza del monaco consiste in un dialogo con Lui. Egli chiama il monaco, lo interroga personalmente, risponde alla sua preghiera.”
La Proposta si rivolge ai giovani di sesso maschile dai 18 ai 35 anni ed è totalmente gratuita. Non si tratta evidentemente di una vacanza ma di un’esperienza spirituale: celebrare insieme ai Monaci l’itinerario di configurazione a Cristo morto, sepolto e risorto, attraverso l’ascolto della Parola e la celebrazione liturgica”.
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