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Le Stazioni quaresimali, Jean-D’Ormesson e San Giovanni a Porta Latina

La facciata della chiesa  |  | OB
La facciata della chiesa | OB
La iscrizione “Au plaisir de Dieue” |  | OB
La iscrizione “Au plaisir de Dieue” | OB

Molti romani sono stati invitati a un matrimonio nella piccola chiesa medievale di San Giovanni a Porta Latina, che è stazione quaresimale il sabato prima della Domenica delle Palme.

Si pensava che fosse stata costruita nel XII secolo da Papa Celestino III, come recita una lunga iscrizione. Ma all’inizio del Novecento si decide di rimuovere tutte le decorazioni barocche per ridare l’aspetto medievale alla chiesa, e si scopre che almeno la sua abside è molto più antica: dovrebbe risalire al sesto secolo. L’interno della chiesa, divisa in tre navate con arcate su colonne ioniche, è decorata con pitture medievali.

La chiesa viene menzionata per la prima volta nel VII secolo e commemora il luogo dove, secondo la leggenda, San Giovanni Evangelista e Apostolo sarebbe sopravvissuto all’olio bollente. Una specie di martirio fallito, visto che poi è morto di vecchiaia ad Efeso.

Il luogo preciso del martirio viene indicato dalla piccola cappella ottagonale di San Giovanni “in oleo”, il cui nome ricorda il tipo di supplizio che l’Apostolo avrebbe subito. E’ un piccolo gioiello architettonico, disegnato forse dal Bramante o da Antonio da Sangallo il Giovane nel Cinquecento, per essere poi restaurato nel Seicento da Francesco Borromini. 

Sopra la porta, un’iscrizione commemora la costruzione della cappella nel 1509 sotto Papa Giulio II da parte del prelato francese Benoît Adam, che fa incidere anche la frase francese “Au plaisir de Dieue”; secondo la volontà di Dio. Molti secoli più tardi, nei primi anni Settanta, passa qui in visita uno degli scrittori francesi più amati, Jean-D’Ormesson, spesso chiamato “Jean d’O”, scomparso nel 2017. Lo scrittore legge la scritta e gli sembra che questa frase poteva essere il motto di suo nonno, un uomo aristocratico che apparteneva a un mondo scomparso segnato dalla lealtà al Re e alla Chiesa nella Francia dell’Ottocento. Ha poi usato la frase come titolo di un libro in cui racconta la storia di una famiglia dell’alta aristocrazia francese dal XIX secolo alla stagione del terrorismo. Il libro è diventato un bestseller e trasformato in una serie tv francese, girato nel castello dove era cresciuto D’Ormesson, e si può ancora vedere su Youtube.

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Nel 1940 la chiesa viene assegnata ai Rosminiani, che nell’antico convento accanto alla chiesa hanno la loro curia generalizia e lo studentato internazionale. La congregazione dei Rosminiani viene fondata nel 1828 dal sacerdote e filosofo italiano Antonio Rosmini Serbati. Lo scopo della congregazione è l'esercizio della carità universale, che è l'unione delle forme che Rosmini ordina in: carità spirituale, carità intellettuale e carità temporale. La chiesa non è parrocchia, ma appartiene a quella del battistero di San Giovanni in Laterano.

Ci vuole un matrimonio, o almeno una richiesta al gentilissimo Rettore della basilica, per visitare il delizioso giardino dietro la chiesa, dove lo studente di storia dell’architettura scopre la sorpresa: questa è l’unica chiesa di Roma che ha l’abside poligonale, come si usava nella Costantinopoli del V e VI secolo.