Città del Vaticano , mercoledì, 10. aprile, 2019 18:00 (ACI Stampa).
Nel 2023 è prevista a Roma una grande mostra dedicata Papa Leone XII, uno degli ultimi pontefici ad essere anche re. In preparazione la Regione Marche di cui Annibale della Genga era originario, sta pubblicando una serie di volumi dedicati alla politica e alla diplomazia di questo Pontefice poco conosciuto dal grande pubblico.
Ma come era nel 1823 la rete diplomatica pontificia?
Il nuovo Papa eletto a settembre, Leone XII, trova una rete costruita e stabile, com spiega Roberto Regoli, uno dei curatori del volume “Dall'intransigenza alla moderazione. Le relazioni internazionali di Leone XII” insieme a Ilaria Fiumi Sermattei e Paolo Daniele Truscello. La seconda edizione si arricchisce di studi sui rapporti diplomatici. Torniamo allora al 1823. Pio VII, il predecessore di Papa Leone, aveva affrontato una situazione disastrosa, in una congiuntura di crisi europea, aveva una squadra “insufficiente, poco operativa e pure inefficiente”.
Erano uomini legati ai singoli Papi più che al Papato. Ma c’era comunque un retroterra culturale omogeneo. “Alcuni di loro nel tempo della giovinezza sono stati membri dell’Accademia di religione cattolica, fondata con l’idea di difendere il cattolicesimo, cioè di porre un argine alle idee e alla cultura anticattolica presenti in Europa secondo gli sviluppi politico-culturali prodottisi nell’ultimo decennio del Settecento”.
Un grande cambiamento arriva con le nomine del 1826 che non è “semplicemente un anno di mezzo del pontificato di Leone XII, quanto un anno centrale e di svolta da più punti di vista”. La politica interna cambia con un irrigidimento di fronte “alle tensioni dei gruppi rivoltosi e ad una insoddisfazione più ampia di parte dei ceti dirigenti del nord dello Stato nei riguardi dell’amministrazione della cosa pubblica”.