Città del Vaticano , venerdì, 12. aprile, 2019 16:00 (ACI Stampa).
L’ultimo venerdì prima della Settimana Santa il commino delle stazioni arriva alla chiesa di Santo Stefano Rotondo al Celio. Un esempio mirabile di architettura paleocristiana.
La chiesa è dedicata al diacono e primo martire Santo Stefano ed è stata gestita fino dal 1580 dai paolini ungheresi, e da allora appartiene al Pontificio Collegio Germanico-Ungarico.
Per questo l’altare maggiore è dedicato ai santi ungheresi della famiglia reale degli Árpád, come santo Stefano primo re d’Ungheria (1000/1001-1038). Come ricorda il sito dedicato alla chiesa, la sconfitta dell’Ungheria da parte dei turchi presso Mohács nel 1529), e il dilagare della riforma, misero in pericolo la vita dell’ordine dei Paolini. Nel 1580, nel convento di Roma c’era solo un vecchio “eremita”.
La svolta arriva quando il gesuita Szántó István, ha l’idea di fondare un Collegio Ungarico al posto del convento dei paolini.
Il Collegium Hungaricum, fondato nel 1579, già l’anno successivo, per cause finanziarie, dovette essere unito al Collegio Germanico, il quale era stato fondato nel 1552.