Rabat , lunedì, 8. aprile, 2019 18:00 (ACI Stampa).
“Venendo in una Chiesa molto piccola, come quella marocchina, Papa Francesco ha portato la coscienza di essere popolo di Dio”. Lo dice padre Eric Millot, vicario generale della diocesi di Digione, in Francia. Non una diocesi piccola: conta 335 mila cattolici, 133 sacerdoti diocesani, 44 sacerdoti da ordini religiosi. Una diocesi che ha uno speciale legame con l’arcidiocesi di Rabat, dove, spiega padre Millot, ci sono molti sacerdoti “fidei donum” da Digione. Per questo, padre Millot ha rappresentato la sua diocesi durante il viaggio di Papa Francesco.
Perché venire dalla Francia in Marocco per la visita di Papa Francesco?
Perché c’è un legame molto forte tra Francia e Marocco, una prossimità storica e culturale. La Chiesa del Marocco ha preso dalla Chiesa di Francia e la Chiesa di Francia ha beneficiato dalla Chiesa del Marocco: Una Chiesa, quella marocchina, che dialoga con tutto il mondo dell’Islam, ma che fa anche da ponte con il mondo del Maghreb.
Durante il viaggio, Papa Francesco è stato anche alla scuola degli imam, che è frequentata anche da imam provenienti dalla Francia. Che significato ha per lei questa visita?
Il dialogo con l’Islam in Francia ha portato a rendersi conto di come è difficile andare ad approfondire questioni teologiche e di spiritualità. È molto importante che gli imam che lavorano in Francia, e in generale che tutti i musulmani di Francia, non abbiamo una concezione estremista della religione. La riflessione rappresenta dunque un approfondimento della conoscenza, della nostra conoscenza reciproca.