Per esempio – argomenta Papa Francesco – non è Dio che fa i bambini affamati, ma “questo sistema economico e ingiusto dove ogni giorno ci sono più ricchi con tanti soldi e più tanti poveri senza nulla. Siamo noi con il sistema economico ingiusto a fare la differenza, a fare che i bambini siano affamati”.
Papa Francesco allarga lo sguardo. Sottolinea che tutti vogliono la pace, eppure “ci sono tante guerre, nello Yemen, nella Siria, nei Paesi di guerra? Se loro non avessero le armi non lo farebbero”. Denuncia Papa Francesco: “Noi, la ricca Europa, l’America vende le armi per ammazzare i bambini, per ammazzare la gente, siamo noi a fare la differenza. Questo voi lo dovete dire chiaramente, in faccia, senza paura, e se voi giovani non siete in grado di fare queste domande, non siete giovani, manca qualcosa nel cuore”.
Papa Francesco sottolinea che “sulla coscienza di un popolo che fabbrica le armi c’è la morte di ogni bambino, ogni persona, c’è la distruzione delle famiglie”. Ma le guerre, l’emarginazione, avvisa Papa Francesco, vengono già quando si emarginano le persone.
La seconda domanda riguarda le radici e l’educazione . Papa Francesco parla di una generazione liquida, sradicata, perché “la liquidità si fa quando tu non sei capace di trovare la tua identità, cioè le tue radici, perché non sei capace di andare oltre con la memoria, e confrontarti con la sua storia, con la storia dell’umanità, la storia del cristianesimo”.
Papa Francesco, come fa sempre, chiede di andare alle radici, di parlare con gli anziani, perché “la generazione intermedia non è tanto capace di trasmettere i valori come gli anziani”, afferma il valore dell’identità perché “non possiamo fare una cultura del dialogo se non abbiamo identità”, e loda la società multietnica e culturale, perché “il dialogo tra culture persone ed etnie è una ricchezza”.
Proprio il tema dell’apprezzamento delle culture porta il Papa a parlare dei migranti. Non si deve avere paura dei migranti, dice il Papa, e mette in guardia dalla “tentazione di fare una cultura dei muri, muri nel cuore, muri nella terra, per impedire questo incontro con altre culture e con altra gente. E chi alza un muro, chi costruisce un muro finirà schiavo de muri che ha costruito, senza orizzonti perché gli manca questa alterità”.
Papa Francesco invita ad “aiutare i giovani a crescere nella cultura dell’incontro” piuttosto che nella cultura dell’indifferenza, “che è una tirannia che viene da un relativismo” ed è “cultura non creativa, che non ti lascia crescere. Invece la cultura deve essere sempre interessata nei valori, nella storia delle arti”.
Parlando di educatori, Papa Francesco sottolinea che “un educatore che non è capace di testimoniare, si converta o scelga un altro mestiere”, afferma che “non si può educare senza amore, come non si può insegnare la parola senza gesti” e rimarca quello che ha detto già nell’Evangelii Gaudium, cioè di insegnare “ai giovani ad avviare processi, non ad occupare spazi”.
Poi, il discorso si sposta sui genitori, sull’educazione. Papa Francesco invita i giovani ad “andare avanti non soli, ma in gruppo”, mettendo sempre in primo piano la comunità e gli amici che si sostengono l’uno con l’altro”, e ai genitori mette in guardia dalla sindrome del nido vuoto.
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