Città del Vaticano , mercoledì, 3. aprile, 2019 14:00 (ACI Stampa).
Una delle iconografie più antiche più difficili è quella delle Trinità. I cristiani di tutto il mondo confessano la loro fede in un Dio uno e trino. Un unico Dio in tre persone: il suo volto è quello di un Padre che è origine di ogni cosa, ci ama e ci sostiene; è quello di un Figlio che ci salva, facendosi uno di noi; è quello di un Amore che non ha confini di spazio e di tempo, ci rigenera e ci rinnova.
Gli artisti cristiani nei secoli hanno scelto diverse immagini per rappresentare un mistero inaccessibile alla sola ragione umana. E alcune volte si è arrivata a simbologie ardite o addirittura geometriche.
Una delle più interessanti è quella di area germanica che nasce dall’ idea del Trono di Grazia, e particolare è il Trono di Grazia di Vrancke van der Stockt del Museo Diocesano di Caltagirone. I Musei Vaticani in occasione della Quaresima hanno presentato il restauro di questa opera con un’esposizione nella Sala XVII della Pinacoteca vaticana, con una piccola mostra allestita fino all’ 8 giugno: Rappresentare il Mistero della Trinità, curata da Adele Breda.
L’opera del pittore fiammingo Vrancke van der Stockt datata verso la fine del ‘400. Il dipinto apparteneva alla nobile famiglia siciliana Interlandi, fino a quando nel 1783 passò alla chiesa di San Giorgio a Caltagirone come lascito testamentario della devota baronessa Agata Interlandi di Favarotta.
Come spiega la curatrice della mostra : “Nel Trono di Grazia Interlandi, opera della sua piena maturità, il pittore propone una complessa iconografia intrecciando sapientemente tre temi diversi in un’unica composizione. Il soggetto principale è il trono di Grazia, ovvero la rappresentazione di Dio Padre, assiso sul trono, che accoglie e mostra il Figlio morto, mentre tra i loro volti aleggia la colomba dello Spirito Santo. Tale immagine, evocativa dell’amore misericordioso di Dio, si potrebbe quasi definire una Pietà al maschile.