Rabat , venerdì, 29. marzo, 2019 10:00 (ACI Stampa).
“Noi siamo la periferia. Siamo la periferia del dialogo interreligioso. Siamo la periferia degli studenti e dei lavoratori che vengono a Rabat.” Padre Manuel Corullon Fernandez, spagnolo, è il custode dei Francescani del Marocco. Sta preparando la liturgia per la Messa che Papa Francesco terrà nello stadio di Rabat, e sul tavolo c’è una icona dell’incontro di San Francesco e il Sultano. “La metteremo in sacrestia”, racconta. Perché quello che Papa Francesco farà in Marocco il 30 e 31 marzo è “particolarmente significativo per noi”.
Perché è così significativo per voi francescani?
Stiamo celebrando l’ottavo centenario dell’arrivo dei Francescani in Marocco ma anche gli ottocento anni dell’incontro di San Francesco con il sultano a Damietta. Noi celebriamo questo speciale modo di essere in dialogo con i musulami, che San Francesco mostrò incontrando il sultano. Non ci si incontra contro la guerra e le armi, ma con il dialogo e l’incontro. Ma stiamo celebrando anche gli 800 anni di presenza francescana in Marocco. Ottocento anni di incontro con la popolazione del Marocco. Per noi, è molto importante che tutto questo coincida con la visita del Papa. E siamo pieni di emozione, perché l’incontro tra Papa Francesco e il re Mohammad ci ricorderà dell’incontro tra San Francesco e il sultano.
I francescani festeggiano ottocento anni di presenza, ma quando arrivarono subirono il martirio. Quanto è significativo il loro martirio?
È necessario comprendere il momento, la spiritualità del maririo che in quel secolo era sentito. Il martirio dei francescani è stato un momento molto importante. Perché da lì si è riconosciuto che si poteva lavorare in un modo differente, sull’esempio del dialogo di Francesco con il sultano. Dopo il martirio, i francescani continuarono il lavoro sul dialogo.