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Papa Francesco: “Dio ha pazienza e ci offre la possibilità di cambiare”

Angelus di Papa Francesco |  | Vatican Media / ACI group Angelus di Papa Francesco | | Vatican Media / ACI group

La misericordia di Dio e la nostra conversione. Sono questi i due temi principali del Vangelo odierno e dell’Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro. Il Papa, prima della preghiera mariana, riprende la parabola del fico sterile.

Francesco la racconta ai presenti nel dettaglio: “Gesù racconta la parabola del fico sterile. Un uomo ha piantato un fico nella propria vigna, e con tanta fiducia ogni estate va a cercare i suoi frutti ma non ne trova, perché quell’albero è sterile. Spinto da quella delusione ripetutasi per ben tre anni, pensa dunque di tagliare il fico, per piantarne un altro. Chiama allora il contadino che sta nella vigna e gli esprime la sua insoddisfazione, intimandogli di tagliare l’albero, così che non sfrutti inutilmente il terreno. Ma il vignaiolo chiede al padrone di avere pazienza e gli domanda una proroga di un anno, durante il quale egli stesso si preoccuperà di riservare una cura più attenta e delicata al fico, per stimolare la sua produttività”.

Il padrone raffigura Dio Padre e il vignaiolo è immagine di Gesù, mentre il fico è simbolo dell’umanità indifferente e arida”, spiega ancora il Pontefice.

“Gesù intercede presso il Padre in favore dell’umanità e lo prega di attendere e di concederle ancora del tempo, perché in essa possano germogliare i frutti dell’amore e della giustizia –racconta il Papa - Il fico che il padrone della parabola vuole estirpare rappresenta una esistenza sterile, incapace di donare, di fare il bene. È simbolo di colui che vive per sé stesso, sazio e tranquillo, adagiato nelle proprie comodità, incapace di volgere lo sguardo e il cuore a quanti sono accanto a lui e si trovano in condizione di sofferenza, di povertà, di disagio. A questo atteggiamento di egoismo e di sterilità spirituale, si contrappone il grande amore del vignaiolo nei confronti del fico: ha pazienza, sa aspettare, gli dedica il suo tempo e il suo lavoro. Promette al padrone di prendersi particolare cura di quell’albero infelice”.

Per Francesco in questa parabola si “manifesta la misericordia di Dio, che lascia a noi un tempo per la conversione”. Perché “Dio ha pazienza e ci offre la possibilità di cambiare e di fare progressi sulla strada del bene”.

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Il Papa commenta: “La possibilità della conversione non è illimitata; perciò è necessario coglierla subito; altrimenti essa sarebbe perduta per sempre. Noi possiamo fare grande affidamento sulla misericordia di Dio, ma senza abusarne. Non dobbiamo giustificare la pigrizia spirituale, ma accrescere il nostro impegno a corrispondere prontamente a questa misericordia con sincerità di cuore”.

Subito dopo la preghiera mariana, il Papa passa ai saluti. Il primo pensiero è per la situazione in Nicaragua: “Dal 27 febbraio sono in corso in Nicaragua importanti colloqui per risolvere la grave crisi socio-politica in cui versa il Paese. Accompagno con la preghiera l’iniziativa e incoraggio le parti a trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene di tutti”.

Poi l’attenzione del Pontefice va alla “Giornata in memoria dei missionari martiri”: “Nel corso del 2018, in tutto il mondo numerosi vescovi, sacerdoti, suore e fedeli laici hanno subito violenze; mentre sono stati uccisi quaranta missionari, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Ricordare questo calvario contemporaneo di fratelli e sorelle perseguitati o uccisi a motivo della loro fede in Gesù, è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa, ma anche uno stimolo a testimoniare con coraggio la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre l’odio e la violenza con il suo amore”.

L'ultimo pensiero è per gli attentati avvenuti in Nigeria e in Mali: "Preghiamo affinchè Dio consoli i famigliari e converta i cuori crudeli".

"Domani festa dell'Annunciazione del Signore vado a Loreto, questo luogo ho scelto per la firma dell'esortazione apostolica dedicata ai giovani, preghiamo affichè il si di Maria diventi il sì di tanti noi", conclude il Papa.