Città del Vaticano , sabato, 23. marzo, 2019 12:40 (ACI Stampa).
Sono oltre 1300 i pellegrini della diocesi di Padova che questa mattina sono stati ricevuti da Papa Francesco, nell’aula Paolo VI in occasione del Centenario (1919-2019) dell’Istituto vescovile Barbarigo, scuola paritaria della diocesi patavina. Il Papa non ha preparato un vero e proprio discorso, ma ha risposto ad alcune domande dei giovani presenti sul futuro e sulle difficoltà della vita.
Tre le domande fatte da alcuni studenti della scuola. La prima è di una ragazza di terza media che chiede al Papa come possa compiere la scelta giusta per la scuola superiore che dovrà affrontare. “Per noi ragazzi non è semplice trovare degli adulti come punti di riferimento. Di chi ci possiamo fidare per questa scelta importante?”, chiede la giovane ragazza.
“Il punto di riferimento più importante lo troverai in te stessa. Con riferimento alla propria coscienza – risponde a braccio Francesco alla prima domanda - Ma soprattutto lo troverai nell’entusiasmo giovanile. Mai farete una buona scelta senza spirito di entusiasmo. E saper rischiare nella vita. La giovinezza per voi non è passività. E soprattutto evitare la mediocrità. Perché un giovane mediocre finirà nella tiepidezza”. Un altro consiglio del Papa è quello di dialogare con la società, con gli altri. “Nelle scelte è molto importante dialogare con gli amici, e poi un ruolo centrale è quello dei genitori e più dei genitori, i nonni”, raccomanda il Papa.
La seconda domanda è quella di un ragazzo che chiede al Papa quali difficoltà abbia incontrato durante la sua gioventù e chi, a sua volta, lo abbia aiutato nel suo percorso di fede. “Confrontarsi non solo con i problemi della vita, ma confrontarsi con l’arte, la bellezza ed è importante una scuola dove ci si confronti con la cultura della vita – dice il Pontefice - noi stiamo vivendo la cultura della morte, del silenzio, dell’indifferenza. Anche la gente che è in guerra, quanti bambini all’anno nelle zone di guerre muoiono per la fame e la sete, questo ci aiuta a studiare non solo con l’intelletto, ma con l’apertura del cuore”. Il Papa riassume i linguaggi educativi: quello della testa, del cuore, delle mani. “Questo è il confronto della vita e questo ci fa grandi”, assicura il Papa. Per il Papa, “un giovane deve avere la capacità di interrogarsi, di farsi le domande quando lui guarda la realtà”.
Poi Francesco racconta la sua esperienza personale: “A dodici anni ero contento di studiare la scuola tecnica, per diventare chimico. Mio padre mi diceva che dovevo imparare a lavorare. E cosi a 13 anni ho iniziato a lavorare. Pulivo in una fabbrica di un amico. Le vacanze erano 3 mesi, due mesi e mezzo io lavoravo. Questo lavoro io ho fatto bene, mi ha aperto gli occhi. Poi avevo gli amici, in parrocchia. Il fine settimana ero con gli amici, andavo a ballare. In quel tempo non esisteva la movida, ma comunque uscivamo, andavamo a ballare”.