Città del Vaticano , mercoledì, 13. marzo, 2019 14:00 (ACI Stampa).
“Beatissimo Padre oggi ricorre il Suo sesto anniversario di elezione a Sommo Pontefice della Chiesa cattolica. Facendomi voce di tutti i presenti, vorrei dirLe Santità che gioiamo, siamo pieni di gioia nel poter celebrare questa mattina la Messa insieme con Lei presieduta da Lei”.
Con queste parole oggi il cardinale Giovanni Battista Re ha salutato i 6 anni di pontificato di Papa Francesco all’inizio della giornata di esercizi spirituali che si svolgono ad Ariccia. “Vorrei anche dirLe - ha proseguito Re- che chiediamo al Signore di essrLe di luce, di sostegno e di conforto nel Suo compito di confermare i fratelli nella fede, di essere il fondamento dell’unità e di indicare a tutti la via che porta al cielo. Ci benedica Padre Santo, e sappia che Le siamo vicini davvero con grande affetto, con sincera devozione”.
Il tema della predica di martedì pomeriggio è stato la memoria: “La memoria è una dimensione della nostra fede che potremmo chiamare “deuteronomica”, in analogia con la memoria di Israele. “Gesù – si legge ancora nell’Evangelii Gaudium - ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua”. Il predicatore l’abate Bernardo Francesco Maria Gianni, ha detto: “la chiesa e, nel mio piccolo caso, il monastero a cui appartengo, sono luoghi per la città in cui si avverte la possibilità soprattutto, di nuovo, per le nuove generazioni, di riannodare passato, presente e futuro per nuovi orizzonti di speranza; sanno, in altre parole, le nostre chiese essere spazi dove chi entra avverte la vivacità, la vitalità la vividezza di una vita radicata nella memoria della Pasqua del Signore Gesù”.
La bellezza della memoria è la indicazione: “Vincendo il pessimismo, proiettati verso la speranza cerchiamo insieme nuove vie di fedeltà al Signore, arricchiti dalla linfa che ci arriva dalla tradizione, ma senza paura. Dobbiamo mostrare – diceva San Giovanni Paolo II – agli uomini la bellezza della memoria, la forza che ci viene dallo Spirito e che ci rende testimoni perché siamo figli di testimoni; far gustare loro le cose stupende che lo Spirito ha disseminato nella Storia”.
E’ anche vero che “Ogni Chiesa deve lottare contro la tentazione di assolutizzare ciò che compie e quindi di autocelebrarsi o di abbandonarsi alla tristezza. Ma il tempo è di Dio, e tutto ciò che si realizza non si identifica mai con la pienezza del Regno, che è sempre dono gratuito”.