Già la prima valutazione del comitato MONEYVAL sulla Santa Sede nel 2012 era generalmente positiva, e sottolineava come le procedure per le transazioni erano largamente in linea con i criteri stabiliti dalle raccomandazioni speciali sui trasferimenti di denaro.
Ovviamente, poi il sistema è stato ulteriormente migliorato, come hanno dimostrato i rapporti positivi sui progressi del 2013, 2015 e 2017
L’ingresso nella SEPA è però un segnale importante per la Santa Sede.
Il Sistema Unico di Pagamenti Europei è supportato da quattro istituzioni: la Commissione Europea, che rappresenta l’interesse generale ed è l’istituzione che propone legislazione e implementa le politiche; la Banca Centrale Europea, che lavora come catalizzatore nel sistema di pagamenti Europei; il Parlamento Europeo; e il Consiglio Economico e Finanziario, composto dai ministri delle finanze degli Stati membri.
Il circuito dei pagamenti è un circuito tecnico. Tuttavia la giurisdizione interessata, ha indicato Tommaso Di Ruzza, direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria, che ha curato la domanda di adesione, “è chiamata a garantire l’esistenza di precisi requisiti, a garanzia di tutto il sistema dei pagamenti in euro”.
Perché ci sia l’ingresso nella SEPA, lo Stato che fa richiesta deve avere una serie di prerogative. In particolare ci deve essere la giusta cornice istituzionale e giuridica e un quadro regolamentare, inclusi efficaci presidi di vigilanza, adeguato sul fronte dei pagamenti.
Vale la pena ricordare che l’Autorità di Informazione Finanziaria ha emanato già nel maggio 2018 il regolamento numero 3 con il quale sono disciplinati i servizi di pagamento offerti dagli enti che svolgono professionalmente attività di natura finanziaria. Il Regolamento traspone anche le disposizioni della direttiva europea sui servizi di pagamento, la cosiddetta “PSD2”. Prima ancora il regolamento numero 2 aveva stabilito norme in materia di bonifici e informazioni che devono accompagnare i bonifici.
L’ingresso nell’area SEPA rappresenta quindi un riconoscimento alla giurisdizione vaticana, che è ritenuta avere le carte in regola per partecipare a questa area di pagamenti armonizzata. Contestualmente è stato registrato un codice IBAN vaticano.
L’IBAN è un codice utilizzato nelle transazioni fra conti correnti diversi, che contiene l'identificazione del paese, della banca e del numero di conto corrente.
Nel registro IBAN, pubblico e consultabile on-line, si sottolinea che la data effettiva del funzionamento dell’IBAN vaticano non avrà luogo prima di novembre. Questo fa presumere che ancora nessuna istituzione finanziaria vaticana è pronta per l’adesione agli schemi di pagamento SEPA.
Come detto, per essere pronti si devono avere dei requisiti regolamentari e tecnici. Le istituzioni finanziarie vaticane devono essere conformi alla normativa AIF sui servizi di pagamento, devono rispettare alcune prerogative tecniche, e devono anche rendere tecnologicamente possibile l’adesione agli schemi di pagamento SEPA. Insomma, si tratta di essere efficienti e conformi al quadro regolamentare stabilito dall’Autorità di Informazione Finanziaria.
L’adesione agli schemi di pagamento SEPA potrebbe riguardare non solo l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), quale istituzione finanziaria, ma anche l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), in questo secondo caso nella veste di “organo governativo” finanziario.
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L’ingresso nell’area SEPA, dunque, si configura come un traguardo sul piano tecnico e come un ulteriore riconoscimento della giurisdizione della Santa Sede / Stato di Città del Vaticano da parte delle istituzioni europee, e del lavoro svolto in questi anni in particolare con la legge anti-riciclaggio numero XVIII del 2013 e poi la revisione degli statuti dell’Autorità di Informazione Finanziaria del novembre 2013. I nuovi statuti chiarivano come l’AIF fosse l’autorità centrale competente per l’intelligence finanziaria e per la vigilanza degli enti che svolgono professionalmente una attività di natura finanziaria.
A partire da questo quadro istituzionale e giuridico, saranno le istituzioni finanziarie a doversi adattare. Di fatto, è un ulteriore passo di un percorso portato avanti dalla Santa Sede per essere conforme agli standard internazionali, mantenendo però le sue peculiarità statali. In questo caso anche con un miglioramento dei servizi a beneficio degli utenti.