Città del Vaticano , venerdì, 24. luglio, 2015 10:00 (ACI Stampa).
Nei giorni scorsi in Vaticano, riuniti dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, una settantina di sindaci di tutto il mondo hanno discusso di cambiamenti climatici e tratta degli esseri umani. Di questo fenomeno e dell’ondata migratoria che si sta riversando in Italia il Sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha parlato con Aci Stampa.
Sindaco Bianco, cosa l’ha spinta ad accettare questo invito?
L’alta autorità morale di questo Papa, che è persino più grande della sfera religiosa che rappresenta. Ed è la ragione per cui sindaci da tutto il mondo di varie provenienze e fedi religiose, di diverso colore politico, di diversa grandezza delle città rappresentate hanno raccolto questo invito. Insieme a tutto ciò, il fatto che di due temi affrontati, il traffico di esseri umani, i migranti, le violenze contro gli esseri umani e contro l’ambiente sono due delle più grandi sfide che abbiamo di fronte e per affrontarle e vincere c’è bisogno di fare squadra. Ciascuna città da sola può fare le cose più belle ma non vince, si vince se insieme assumiamo iniziative concrete e condivise per raggiungere obiettivi determinati.
Sindaco, la sua città – Catania – è in prima linea sul fronte dell’accoglienza…
Noi ospitiamo ormai da parecchi anni purtroppo con un approccio da emergenza rispetto a un fenomeno che non lo è perché è una realtà con cui faremo i conti anche negli anni che verranno. Devo dire che nel complesso la stragrande maggioranza dei siciliani ha reagito bene, senza atteggiamenti né scomposti né xenofobi. La mia città ospita ogni settimana centinaia di persone che arrivano nel porto di Catania: lo facciamo insieme, volontariato ed istituzioni pubbliche, ai bambini offriamo un sorriso e un regalo, ai morti abbiamo offerto una sepoltura dignitosa . Rivolgo un appello forte però all’Unione Europea perché si svegli dal torpore con cui ha affrontato questo dramma e riscopra la sua tradizione e la sua dignità e adotti delle politiche per affrontare un fenomeno che va affrontato in tanti modi: nei Paesi di provenienza con azioni concrete che aiutino lo sviluppo di queste realtà, con corridoi umanitari per chi ha diritto ad avere asilo e con una distribuzione su tutto il territorio dell’Unione Europea, perché lo sforzo dell’accoglienza non può essere lasciato solo ai siciliani e agli italiani.