Caracas , giovedì, 23. luglio, 2015 15:00 (ACI Stampa).
Si chiamava Alex Pinto, ed era un frate francescano scomparso misteriosamente il 17 luglio in Venezuela. Il suo corpo bruciato, in stato di decomposizione, è stato ritrovato il 21 luglio tra Ciudad Bolìvar e Puerto Ordaz, al km 19. Ed è l’ennesimo assassinio di un religioso nell’anno.
Ma è anche l’ennesimo episodio di violenza in Venezuela. Dove la sicurezza sociale sembra essere una utopia, e le proteste contro il governo Maduro sono sempre più forti, e sempre più represse con la forza. Circa 90 persone hanno già proclamato lo sciopero della fame per protestare contro la mancanza della libertà, e tra questi c’erano 5 prigionieri politici. E il clima di contestazione ha prodotto 77 prigionieri politici e oltre 2 mila persone in libertà vigilata.
C’è stato un momento, lo scorso anno, in cui sia maggioranza che opposizione in Venezuela avevano chiesto la mediazione della Santa Sede, sperando forse di poter strumentalizzare l’intervento a favore dell’una o dell’altra parte. La Santa Sede però è stata cauta e, anche nel momento della recrudescenza degli scontri, ha preferito inviare una lettera firmata dal Segretario di Stato, il Cardinal Pietro Parolin, un profondo conoscitore del Paese, dato che vi è stato nunzio per cinque anni prima di tornare in Segreteria di Stato per guidarla.
Durante il viaggio di ritorno dal Sudamerica, Papa Francesco in conferenza stampa ha sottolineato che “nel Venezuela, la Conferenza episcopale lavora per fare un po’ di pace, ma anche lì non c’è nessuna mediazione.”
Evidentemente questo lavoro della Chiesa dà fastidio. Padre Pinto svolgeva numerose attività pastorali nella chiesa di San Francesco d'Assisi e nella parrocchia "Vista Hermosa" di Ciudad Bolívar. Secondo le prime indagini il sacerdote sarebbe stato ucciso con una pallottola sparata a bruciapelo alla testa.