Città del Vaticano , sabato, 23. febbraio, 2019 18:20 (ACI Stampa).
Il culmine della liturgia penitenziale nella Sala Regia è una confessione dei peccai recitata da tutti i vescovi coinvolti in questo incontro sulla “Protezione dei minori nella Chiesa”. Un confessio che ricalca quello di Papa Francesco in Irlanda, aggiunto durante la Messa finale della Giornata Mondiale delle Famiglie, e che si conclude con la richiesta di “grazia per superare l’ingiustizia e di praticare la giustizia verso le persone affidate alle nostre cure”.
È il penultimo atto di questi tre giorni in cui vescovi provenienti da tutto il mondo hanno ragionato insieme sul dramma degli abusi della Chiesa, e su come proteggere i minori. La Chiesa non è all’anno zero. E, nonostante tutto, si è sentito il bisogno, da parte di Papa Francesco, di un incontro, un nuovo coordinamento, una nuova presa di coscienza.
Il passo del Vangelo scelto per questa liturgia penitenziale nel cuore del Palazzo Apostolico è quello del figliol prodigo e del Padre misericordioso. Un passo – dice Papa Francesco introducendo l’esame di coscienza – che “ci mostra che Dio offre perdono e speranza per il futuro”, anche perché “il figlio che ha lasciato il padre non riesce a rimanere a distanza, ma si sente di dover riconoscere la propria colpa, di pentirsi, di ritornare al Padre”.
Afferma Papa Francesco: “Per tre giorni ci siamo parlati e abbiamo ascoltato le voci di vittime sopravvissute a crimini che minori e giovani hanno sofferto nella nostra Chiesa. Ci siamo chiesti l’un l’altro: ‘Come possiamo agire responsabilmente, quali passi dobbiamo ora intraprendere?.”
Ora, dice Papa Francesco, i vescovi devono ammettere come il figliol prodigo di aver peccato, e “c’è bisogno di esaminare dove si rendono necessarie azione concrete per le Chiese locali, per i membri delle Conferenze Episcopali, per noi stessi”, guardando “concretamente alle situazioni creatasi nei nostri Paesi e nelle nostre stesse azioni”.