Il Cardinale Marx parte da un assunto, che fa derivare dalla Lumen Gentium e che “le attività ella Chiesa in questo mondo non possono essere strettamente e solamente spirituali”, e che ci sono necessità pratiche come “il mantenimento dei luoghi della Chiesa, la costruzione di parrocchie, la cooperazione coordinata, i contratti rispettati, il materiale catechistico stampato”. Insomma, ci vuole “una amministrazione perfettamente funzionante, che deve essere orientata verso gli obiettivi della Chiesa, e basta sul principio della giustizia”.
Il presidente dei vescovi tedeschi sottolinea l’importanza di una amministrazione standard, che permette di non dover sempre cercare nuovi modi di operare, ed evitano l’arbitrarietà, dando così “un attivo contributo alla giustizia, dato che regole vincolanti e leggi assicurano che le decisioni e i giudizi non siano meramente basati sugli istinti di quelli che le stanno effettuando, o dei superiori”.
Per questo, quello che “l’amministrazione fa o non fa ha un impatto significativo su quello che può essere raggiunto o meno attraverso azioni condivise”. Ma il Cardinale Marx nota che l’amministrazione può essere anche usata in maniera sbagliata, per esempio se “l’amministrazione dimentica la sua funzione di servire le persone che vivono insieme e che cooperano per raggiungere obiettivi più grandi”, se le regole e i regolamenti sono usati solamente per “sostenere l’amministrazione o il potere delle persone”, perché questo “è un abuso di potere dell’amministrazione”.
Per il Cardinale Marx, l’abuso sessuale di bambini e giovani è in “non minor misura dovuto all’abuso di potere nell’area dell’amministrazione”, perché questa “non ha aiutato ad adempiere alla missione della Chiesa, ma, al contrario, ha oscurato, creato discredito e l’ha resa impossibile”, dato che “invece dei perpetratori degli abusi, sono state le vittime ad essere messe in silenzio”, mentre non si sono deliberatamente rispettati i processi e le procedure, e i diritti delle vittime sono stati letteralmente messi sotto i piedi”.
Sono situazioni che “contraddicono i principi della Chiesa”, perché “il modo in cui l’amministrazione della Chiesa è stata strutturata e portata avanti non ha contribuito a unificare l’intera razza umana, e a portare l’umanità più vicina a Dio”.
C’è però il dilemma, perché da una parte c’è una amministrazione necessaria per adempiere alla missione, e dall’altra questa stessa amministrazione si oppone alla missione della Chiesa.
Il Cardinale Marx risolve il dilemma chiedendo una amministrazione “che non sia solo uno strumento, ma anche un simbolo per l’unificazione dell’umanità, e l’unione dell’umanità con Dio”, anche perché “se la Chiesa dice di parlare in nome di Gesù, e io vengo trattato male dall’amministrazione della Chiesa, non voglio nemmeno avere più niente a che fare con Gesù”.
Questa amministrazione deve avere procedure “trasparenti e tracciabili”, e a questo non ci sono alternative, sebbene – chiosa il Cardinale Marx – le obiezioni dovrebbero essere considerate. E queste obiezioni riguardano soprattutto le violazioni del segreto pontificio, così come la reputazione di preti innocenti che vengono ingiustamente accusati.
Per il cardinale Marx, non sono obiezioni insormontabili, e in particolare per il segreto pontificio lo sarebbero solo “nel caso si possa dimostrare perché il segreto pontificio si debba applicare alle accuse di crimini contro minori”, e al momento “non ci sono ragioni del genere”, mentre i principi “della presunzione di innocenza e della protezione dei diritti personali non sono mutualmente esclusive”, anzi, è l’opposto perché “la trasparenza non significa la accettazione acritica e la diffusione indisciplinata di accuse di abusi”.
L’obiettivo, alla fine, è un “processo trasparente, che chiarisca e specifichi le accuse, e segua standards generalmente accettati riguardo quando e come il pubblico e le autorità della Curia Romana debbano essere informate”.
Sono dunque quattro i punti di affrontare, per il Cardinale Marx.
Il primo riguarda proprio la ridefinizione di scopi e limiti del segreto pontificio, perché oggi nell’era dei social media, è necessario ridefinire i criteri di confidenzialità e discrezione, ed è necessario distinguerli dalla protezione dei dati personali.
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Il secondo punto riguarda la stesura di norme e regole trasparenti per le procedure legali, perché “la Chiesa non è chiamata ad operare al di sotto degli standard di qualità della pubblica amministrazione della giustizia, se non vuole affrontare la critica di essere un sistema legale inferiore.
Terzo punto: dare pubblicità alle statistiche su numeri dei casi, e tutti i dettagli possibili.
E infine, la pubblicazione delle procedure giuridiche, perché “questo serve a stabilire la verità”, ma permette anche all’organizzazione di ottenere fiducia”.
Il Cardinale Marx va oltre: dice che trasparenza e tracciabilità sono importanti anche in altre situazioni, come le finanze. In qualche modo, punta a stabilire delle linee guida generali, perché "dobbiamo ritrovare la credibilità" tra i vescovi, ma anche nella Santa Sede.