Città del Vaticano , sabato, 9. febbraio, 2019 11:45 (ACI Stampa).
La Pontificia Accademia Alfonsiana compie settanta anni. Ai suoi membri ricevuti in udienza, Papa dà il mandato di “un impegno ancora più convinto e generoso per una teologia morale animata dalla tensione missionaria della Chiesa in uscita”, puntando sui grandi temi della cura del creato, della cultura dello scarto, e della vita, perché, nel dialogo con le nuove scienze – ammonisce il Papa – “non dovrà però mai venir meno la franca testimonianza del valore incondizionato di ogni vita”.
Papa Francesco delinea il mandato dell’università a partire dalla Veritatis Gaudium, la Costituzione Apostolica che chiede alle università di “coniugare tra loro la teologia, la filosofia, e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia”. Anche l’Accademia Alfonsiana, come tutte le istituzioni vaticane, è chiamata a conformarsi.
La Accademia Alfonsiana fu stabilita nel 1949, ed era un progetto che i Padri Redentoristi accarezzavano da lungo tempo, sin dalla proclamazione di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori a dottore della Chiesa nel 1871. Il Primo Istituto Alfonsiano cominciò nell’anno 1910-1911, ma fu solo il 9 febbraio 1949, sotto la guida del Superiore Generale dei Redentoristi, padre Leonardo Bujis, l’Istituto divenne interno alla Congregazione con il nome di Accademia Alfonsiana. L’accademia è oggi un Istituto Superiore di Teologia Morale, dal 1960 parte della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense e può rilasciare diplomi di Licenza e Dottorato in Teologia Morale.
Papa Francesco sottolinea che è provvidenziale che il settantesimo cada proprio nel momento in cui tutte le università e facoltà ecclesiastiche sono chiamate ad applicare la Veritatis Gaudium, che chiede non solo “una revisione degli statuti e dei piani di studio, ma di un rinnovamento di tutta la vita accademica, favorito anche dalle possibilità che lo sviluppo informatico offre oggi alla ricerca e alla didattica”.
Papa Francesco afferma che il criterio “prioritario e permanente” è quello della contemplazione, da cui scaturisce “un dialogo a tutto campo, non come mero atteggiamento tattico, ma come esigenza intrinseca per fare esperienza comunitaria della gioia della Verità e per approfondirne il significato e le implicazioni pratiche”.